Petti, dopo lo scandalo della finta passata Made in Italy e il maxi sequestro arriva il patteggiamento

L’anno scorso erano state sequestrate tonnellate e tonnellate di pomodoro, per lo più confezioni di conserve già falsamente etichettate, per quello che allora passò come una delle più grandi frodi alimentari degli ultimi tempi a firma, tra l’altro, di un marchio famoso e molto amato. Dopo oltre un anno, l'inchiesta si è conclusa con un patteggiamento

Aveva fondato la sua immagine sull’italianità dei prodotti utilizzati, poi nel 2021 il sequestro dai numeri da capogiro. I Carabinieri per la tutela agroalimentare l’anno scorso avevano infatti messo i sigilli a una quantità impressionante di confezioni di passate Petti: 4.477 tonnellate di pomodoro, per la precisione, per lo più confezioni di conserve (3.500 tonnellate) già falsamente etichettate.

Il resto (977 tonnellate) era prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera (extra-Ue), in fusti e bidoni. Indagate 6 persone per frode in commercio.

Il maxi sequestro fu disposto dalla procura di Livorno e avvenne presso il deposito della Italian food SPA – del Gruppo Petti, azienda conserviera di Venturina Terme e Campo alla Croce di Campiglia Marittima, nella provincia di Livorno.

Il verdetto della sentenza

L’inchiesta “Scarlatto” contro Italian Food di Venturina Terme, parte del Gruppo Petti, si è conclusa con un patteggiamento. L’accusa era di frode in commercio perché, secondo gli inquirenti, Petti produceva una conserva derivante da una miscela di materia prima locale e pomodoro estero spacciandola invece per un prodotto 100% toscano.

Dopo quindici mesi, è arrivato il patteggiamento dell’azienda che ha concluso il procedimento, e il conseguente dissequestro della totalità della merce posta sotto sigilli più di un anno fa (parte dei fusti – circa un terzo delle oltre quattromila tonnellate – era infatti già stato dissequestrato nel corso del 2021).

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Fonte: Tribunale di Livorno

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