Manca l’olio di semi di girasole e l’industria cosmetica lo sta sostituendo (senza dichiararlo in etichetta)

In un momento storico in cui reperire olio di girasole è così difficile, le aziende corrono ai ripari - non sempre tutelando i consumatori. Il settore dei cosmetici ha ottenuto una deroga per sostituire il prodotto senza doverlo dichiarare in etichetta (almeno per adesso)

Le tensioni geopolitiche che stanno investendo il nostro continente (e il mondo intero) si riflettono anche sull’economia e sull’approvvigionamento di materie prime alimentari e non solo. Ce ne stiamo accorgendo tutti, visti gli aumenti esagerati che tutti i prodotti in vendita nei supermercati stanno mostrando da qualche settimana a questa parte.

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Una delle materie prime maggiormente colpita dal conflitto in Ucraina è l’olio di semi di girasole: il Paese, alle prese con gli attacchi russi, è infatti uno dei primi esportatori al mondo di questo prodotto che si trova come ingrediente in moltissimi alimenti (sughi pronti, biscotti e merendine, ma anche pasta sfoglia e preparati per brodo – giusto per fare qualche esempio) e anche nei prodotti cosmetici.

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L’olio di girasole nella cosmesi

L’olio di semi di girasole viene ampiamente utilizzato nell’industria cosmetica e si trova in molti prodotti: ha proprietà emollienti, che lo rendono perfetto per ammorbidire la pelle e districare i capelli; è inoltre molto idratante e contiene vitamina E, che dona al prodotto un potere antiossidante.

Fra i prodotti che contengono olio di semi di girasole ricordiamo:

  • Olio da massaggio per bambini
  • Deodorante solido
  • Olio detergente
  • Balsamo per capelli
  • Olio per la barba
  • Trattamento anti-smagliature

Le iniziative delle aziende

Le industrie alimentari che finora facevano uso dell’olio di girasole stanno imparando a fare a meno di questa materia prima e a sostituirla con altri tipo di oli vegetali, riformulando le ricette e cambiando progressivamente le diciture in etichetta.

Per quanto riguarda invece la produzione di cosmetici, i produttori hanno adottato strategie diverse per fronteggiare alla crisi dell’olio ucraino: se alcuni brand riescono ancora a reperire il prezioso olio di semi di girasole, seppur a un prezzo maggiore rispetto al passato, per altri produttori tale sforzo economico non è un’opzione contemplabile.

Questi ultimi si trovano quindi costretti a sostituire, in fase di creazione dei loro prodotti, l’olio di girasole con altre materie prime. Ma cosa accade se hanno consistenti scorte di imballaggi ed etichette che ancora espongono l’olio di girasole (e non il suo sostituto) nella lista degli ingredienti?

Il Governo francese, nella figura della Direzione Generale della Concorrenza, dei Consumatori e della Prevenzione delle Frodi (DGCCRF), ha deciso di concedere un periodo di deroga di sei mesi all’utilizzo di etichette non aderenti al prodotto – a patto che siano dimostrate le difficoltà di approvvigionamento e sia garantita la sicurezza dei consumatori.

Per esplicitare il cambiamento nella formulazione e la sostituzione dell’olio di semi di girasole con uno o più ingredienti, i produttori dovranno impegnarsi ad apporre sulla confezione una dichiarazione che dettaglia il cambio di formulazione o, in mancanza, la parola “DEROGA”.

Un’altra possibilità che hanno i produttori è quella di cambiare completamente il packaging dei propri prodotti cosmetici. Una scelta, questa, che tutela maggiormente i consumatori – soprattutto quelli del mercato estero, in cui molti dei prodotti made in France vengono esportati e dove non vigono le stesse limitazioni per quanto riguarda l’etichetta che troviamo invece all’interno dei Paesi membri dell’UE.

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Fonte: Que Choisir

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