Un nuovo test condotto in Svizzera rileva che la maggior parte delle patatine fritte vendute da fast food, ristoranti, ecc. ha livelli di acrilammide bassi con una sola eccezione: le patatine fritte di un punto vendita McDonald's
Ormai da tempo è tristemente noto: le patatine fritte, uno dei cibi più amati al mondo, nascondono un pericolo insidioso per la nostra salute. Si tratta dell’acrilammide, sostanza chimica che si forma durante la cottura di alimenti amidacei ad alte temperature e che è stata oggetto di preoccupazione crescente negli ultimi anni a causa del suo potenziale rischio cancerogeno.
Un nuovo test, condotto dalla rivista svizzera K-Tipp, ha voluto analizzare un campione di patatine fritte servite in varie catene di fast food, take-away e ristoranti proprio per testarne i livelli di acrilammide. I risultati sono stati sorprendenti e, solo in parte, preoccupanti.
Su 18 campioni esaminati, ben 13 contenevano meno di 200 microgrammi di acrilammide per chilo, una quantità significativamente inferiore rispetto al limite massimo attualmente stabilito in Europa, che è di 500 microgrammi per chilo.
Ma proprio uno dei fast food maggiori, McDonald’s, è finito sotto la lente d’ingrandimento.
Le patatine fritte di McDonald’s (si parla però di quelle acquistate presso il punto vendita di Interlaken, nel Canton Berna) hanno rivelato un contenuto di acrilammide di 446 microgrammi per chilo, avvicinandosi pericolosamente al limite massimo consentito.
Ma come scrive K-Tipp:
In Svizzera è attualmente in discussione un valore più severo di acrilammide per le patatine fritte. La bozza del nuovo regolamento alimentare propone un limite di 200 microgrammi al chilo.
McDonald’s comunque si è difeso sostenendo che:
a causa dello scarso rendimento,le patate contengono più o meno amido e zucchero a seconda del raccolto. Pertanto sono possibili fluttuazioni nel contenuto di acrilammide. “Sarebbe difficile ottenere un valore di acrilammide costantemente basso“.
Ma non la pensano così molte altre aziende che vendono patatine fritte con bassissimi livelli di acrilammide: basta controllare la temperatura, tenere d’occhio il tempo di frittura e cambiare regolarmente l’olio.
Ovviamente, non sappiamo se nei punti vendita italiani di McDonald’s si verifichino le stesse condizioni che portano alla formazione di alti livelli di acrilammide. Ci vorrebbero test appositi per appurarlo.
Tra l’altro, un ulteriore punto vendita del noto fast food in Svizzera ha ottenuto nel test risultati decisamente migliori (222 microgrammi di acrilammide) rispetto a quello contestato.
Cosa possono fare i consumatori per proteggersi
Ovviamente, se mangiamo fuori casa, non possiamo tenere sotto controllo i metodi di cottura e i rischi che si formi acrillamide. Quando però cuciniamo le patatine fritte o altri cibi a rischio a casa, possiamo seguire alcuni semplici consigli:
- Controllare la temperatura: è bene cuocere le patatine fritte a una temperatura massima di 175 gradi per un massimo di tre minuti e mezzo
- Grandezza: patatine più grandi e più spesse con un nucleo morbido sono generalmente meno soggette alla formazione di acrilammide rispetto a quelle strette e croccanti
- Friggere invece di cuocere al forno: secondo il Centro tedesco di consulenza per i consumatori, il rischio di formazione di acrilammide è maggiore durante la cottura in forno rispetto alla frittura
- Uso della carta da forno: per prevenire le incrostazioni e mantenerne più umide le porzioni di cibo
- Patate bollite: per arrostire le patate in padella meglio non utilizzare quelle crude ma procedere prima alla bollitura
- Evitare di conservare le patate in frigorifero: il freddo può favorire la formazione di zucchero nelle patate che può portare ad una maggiore produzione di acrilammide
Leggi anche: Acrilammide, come limitare la sostanza cancerogena che assumiamo ogni giorno senza saperlo
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Fonte: K-Tipp
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