Padelle antiaderenti, ora sono davvero senza Pfas? I modelli promossi e bocciati del test francese

Spesso le padelle antiaderenti che acquistiamo riportano la scritta “PFOA-free”, ovvero garantiscono l'assenza di sostanze perfluoroalchiliche, o PFAS. Ma è sempre così? Un nuovo test svela che in realtà in alcuni modelli si trovano ancora tracce di PFOA (anche se molto basse e a norma di legge)

I produttori delle più note marche di padelle antiaderenti sul mercato assicurano che i materiali con cui sono realizzate non presentano alcun rischio per la salute. Per capire se effettivamente possiamo utilizzare questi strumenti in completa tranquillità la rivista 60 Millions de consommateurs ha realizzato un test.

Quando pensiamo ai rivestimenti antiaderenti ci viene subito in mente il teflon, il marchio del politetrafluoroetilene (PTFE). Questo materiale organico, ampiamente utilizzato per la sua capacità di respingere l’acqua e il grasso, è finito al centro dell’attenzione già dalla fine degli anni ’90 per i suoi presunti rischi per la salute.

Alcune ricerche hanno scoperto infatti che uno dei composti chimici utilizzati nella produzione del teflon – l’acido perfluoroottanoico (PFOA) – può alterare lo sviluppo del feto, indebolire il sistema immunitario e aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, tumori ai reni o ai testicoli.

Non a caso, dal 4 luglio 2020 un regolamento europeo vieta la produzione di PFOA e soprattutto di utilizzarlo in prodotti di uso quotidiano. Su alcune padelle troviamo quindi scritte come “garantito senza PFOA” o “PFOA free” ma in alcuni casi, come mostra il test che vi presentiamo oggi, non è esattamente così.

PFOA ovvero PFAS

Come mai ci preoccupa così tanto la presenza di PFOA?

Il PFOA fa parte della famiglia dei Pfas, sostanze che sono ormai quasi ovunque, “nascoste” in tantissimi prodotti di uso comune. E proprio la così estesa diffusione dei “forevel chemicals” (così sono chiamati i Pfas negli Usa) fa sì che spesso queste sostanze vadano a contaminare acqua, aria, suolo e di conseguenza anche l’organismo umano. Forse ricorderete che i Pfas sono stati trovati  anche nel latte materno umano.

Potenzialmente pericolosi per la salute, nonché particolarmente persistenti nell’ambiente, è evidente come – almeno idealmente – vorremmo che i Pfas fossero il più possibile eliminati dagli oggetti che usiamo ogni giorno.

Leggi anche: I Pfas sono ovunque e i loro effetti a lungo termine sono ancora sconosciuti. L’unica soluzione è non utilizzarli più

Tanto più da quelli che utilizziamo a contatto con gli alimenti, come appunto le padelle. Ma bisogna fare attenzione anche a cosa viene utilizzato in alternativa.

Come sottolinea 60 Millions de Consommateurs, i produttori:

sotto la copertura del segreto industriale, rimangono vaghi sulle molecole usate in sostituzione.

Anche quando leggiamo che le padelle sono rivestite in ceramica non dovremmo stare più tranquilli. Infatti, come fa sapere la rivista francese:

“Ceramica” non è altro che un derivato del teflon dove sono stati inseriti minerali come la silice. Queste molecole (della ceramica n.d.r) fanno parte, come il PFOA, della famiglia dei composti perfluoroalchilici o polifluoroalchilici (PFAS), sospettati nel loro insieme di avere effetti deleteri.

Il test

Il test ha preso a campione 9 modelli di padelle antiaderenti e 5 modelli in acciaio. Ogni campione è stato valutato per diversi aspetti:

  • antiaderenza
  • resistenza all’abrasione
  • resistenza dell’impugnatura
  • distribuzione del calore
  • invecchiamento
  • corrosione

I risultati

Alcune pentole con rivestimento antiaderente rilasciano composti perfluorurati negli alimenti mentre i modelli in acciaio a volte rilasciano ferro.

Nello specifico il test ha scoperto la migrazione di PFOA verso il cibo da parte di 3 padelle antiaderenti delle 9 testate. Sulla questione gli esperti francesi scrivono:

Questi risultati sollevano interrogativi. Sembra anomalo che alcuni prodotti possano riportare la dicitura “garantito senza PFOA” quando le nostre analisi mostrano che ne contengono tracce.

La rivista specifica però che si trattava di livelli molto bassi e spiega anche come mai questa sostanza si troverebbe nelle padelle:

In considerazione dei livelli molto bassi individuati, questa sostanza non è stata probabilmente utilizzata nella fabbricazione delle padelle, ma potrebbe essere stata introdotta accidentalmente durante la progettazione, l’imballaggio o il trasporto.

Ma non è tutto, le analisi hanno mostrato anche la presenza di altri composti perfluorurati.

Nello specifico di:

  • PFHxA in una padella
  • PFHxS in una padella
  • PFOSA (che è in corso di valutazione come sostanza persistente e tossica) in 3 padelle, di cui una con rivestimento ceramico

Infine, una delle padelle antiaderenti è risultata rilasciare alluminio ma al di sotto della soglia consigliata di 5 mg/kg (si trattava infatti di 1,13 milligrammi per chilo di cibo).

Un altro particolare importante, come già accennavamo prima, è che questi utensili da cucina, sono il più delle volte privi di qualsiasi informazione sulla composizione del loro rivestimento e sul tipo di materiale utilizzato.

Questa mancanza di trasparenza penalizza indiscutibilmente la libertà di scelta dei consumatori e nasconde il potenziale rischio tossico insito nei componenti di questi utensili – scrivono gli esperti della rivista francese.

Proprio per questo, il National Consumer Institute (INC), editore di 60 Millions de consommateurs, ha scritto una lettera alle autorità pubbliche chiedendo di mettere in atto:

Un’etichettatura normativa obbligatoria per informare obiettivamente i consumatori sui materiali utilizzati per la fabbricazione degli utensili da cucina e vietare affermazioni del tipo ‘senza PFOA’.

Le padelle che contengono tracce di PFOA

La rivista dei consumatori francesi scrive che:

è stato rilevato PFOA in quantità molto piccole su tre padelle con rivestimento in Teflon, ovvero i modelli Sitram, Lagostina Salvaspazio e Essenziale B, in quantità di 2,3 nanogrammi ciascuno.

Gli esperti ricordano che i regolamenti europei tollerano la presenza di questa sostanza in tracce non intenzionali nei vari prodotti. Dunque come sempre – anche questa volta – è tutto a norma di legge.

La padella che è risultata rilasciare alluminio, è la De Buyer in acciaio che libera questo metallo ad un livello molto basso (1,13 milligrammi/ kg), anche qui ben al di sotto della soglia consigliata di 5 mg/kg.

Le padelle migliori

Considerando tutti i parametri, ai primi 3 posti per le padelle in acciaio troviamo:

  • Mathon
  • Beka
  • Lagostina Accademia Lagofusion
padelle antiaderenti 2 test

@60 Millions de Consommateurs

Per quanto riguarda invece le padelle antiaderenti, ai primi 3 posti troviamo:

  • Green Chef
  • De Buyer
  • Healthy & Tasty

Al quarto e quinto posto due padelle del marchio Tefal.

padelle antiaderenti 3 test

@60 Millions de Consommateurs

padelle antiaderenti 4 test

@60 Millions de Consommateurs

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Fonte: 60 millions de consommateurs

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