Sul numero di giugno di “Que Choisir” sono stati pubblicati i risultati di un’indagine effettuata dall’UFC, Unione federale dei consumatori francesi, il cui scopo era valutare l’effettiva qualità degli oli extravergine di provenienza biologica in commercio. Gli esperti che hanno effettuato il test hanno confrontato 15 differenti marchi di oli extravergine portando alla luce dei risultati non sempre confortanti.
Le irregolarità che riguardano l’olio extravergine di oliva sono sempre dietro l’angolo. Questa volta a svelare i retroscena dell’olio, per di più biologico, è stata una rivista francese che ha messo a confronto diversi prodotti, alcuni anche italiani.
Sul numero di giugno di “Que Choisir” sono stati pubblicati i risultati di un’indagine effettuata dall’UFC, Unione federale dei consumatori francesi, il cui scopo era valutare l’effettiva qualità degli oli extravergine di provenienza biologica in commercio. Gli esperti che hanno effettuato il test hanno confrontato 15 differenti marchi di oli extravergine portando alla luce dei risultati non sempre confortanti.
Ma vediamo per prima cosa quali oli sono stati analizzati.
Olio di oliva biologico, le marche a confronto
Questi i marchi di olio extravergine biologico messi a confronto (alcuni italiani o venduti anche in Italia):
- Carrefour bio
- Carapelli
- La vie clare
- Émile Noël
- Monini
- Soléou
- Primadona
- Bio Planète
- Bio village (Leclerc)
- Cauvin
- Leader Price Bio
- Tramier
- Naturalia
- Bjorg
- Puget
I risultati delle analisi
Cosa hanno scoperto? Non tutti gli oli analizzati erano davvero “extra” alcuni infatti, secondo l’associazione dei consumatori francesi, andrebbero declassati a semplici oli di oliva. Per ottenere la dicitura di olio “extra vergine” di oliva, il prodotto deve infatti soddisfare dei precisi requisiti fisico-chimici e organolettici. Secondo i tecnici di laboratorio e la giuria di esperti che ha assaggiato i differenti oli, ben 6 su 15 non si potevano considerare extravergine.
Vi è poi un problema legato alla provenienza geografica: alcuni oli di origine tunisina risultavano un po’ irranciditi. Ciò è dovuto al fatto che le varietà di olive tunisine sono ricche in acidi grassi polinsaturi. Questo è ovviamente un vantaggio per le proprietà dell’olio ma contemporaneamente uno svantaggio per la conservazione del prodotto che, se non consumato entro pochi mesi, tende ad irrancidire con maggiore facilità. È per questo che gli oli che provengono dalla Tunisia hanno spesso il difetto di apparire con un gusto un po’ rancido. Se da una parte dunque il clima della Tunisia favorisce la produzione di olive e olio biologico, dall’altro la tipologia di cultivar espone maggiormente ad un deterioramento del prodotto.
Tra i 15 oli analizzati vi è stato infine un caso in cui si è riscontrato un eccessivo livello di etil esteri.
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Fortunatamente ne escono bene due marchi italiani: Monini e Carapelli, posizionati rispettivamente al secondo e al quarto posto nella classifica dei migliori. Il Monini biologico è prodotto con olive italiane mentre il Carapelli bio è realizzato con olive Ue.
Francesca Biagioli