L'aumento dei prezzi dell'olio extravergine di oliva, che ha raggiunto i 9 euro a bottiglia, ha portato un italiano su tre a rinunciare o a limitare fortemente l'uso di questo prodotto, a fronte di alternative di minore qualità (e costo) come l'olio di semi
Come vi sarete certamente accorti, il prezzo dell’olio extravergine di oliva ha raggiunto livelli record, arrivando a 9 euro al litro e la diretta conseguenza è che tante persone hanno deciso di non acquistarlo più o comunque di ridurne fortemente il consumo.
È quanto emerge da un’indagine condotta dall’Istituto Piepoli, i cui risultati saranno presentati oggi nel corso del seminario di Cibus Lab a Bitonto, dedicato all’olio d’oliva e organizzato da Cibus Parma.
Le statistiche sono davvero allarmanti, si parla infatti di ben 1 italiano su 3 che opta per alternative più economiche come l’olio di semi, in quanto l’olio extravergine di oliva è diventato praticamente un prodotto di lusso.
Ma come si è arrivati a questo, considerando che l’olio evo fa parte integrante della nostra cultura alimentare e rappresenta un’eccellenza italiana?
Questo prodotto è stato colpito da una grave crisi che non si è limitata ai confini italiani ma ha coinvolto l’intera produzione mondiale di olio d’oliva. È in particolare la crisi climatica ad aver provocato una significativa diminuzione della produzione in Spagna, uno dei principali fornitori del mercato globale. In passato, la Spagna aveva la capacità di saturare il mercato con olio a prezzi competitivi, ma nel 2023 la drastica diminuzione della produzione ha portato a una carenza di prodotto e, di conseguenza, al raddoppio del costo medio al litro sugli scaffali della grande distribuzione.
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Ma tornando all’indagine, ciò che emerge è che il 31% dei consumatori ha cambiato le proprie abitudini d’acquisto a causa dell’aumento del prezzo, con il 47% che ha ridotto il consumo del 30% e il 40% che l’ha addirittura dimezzato. Inoltre, il 45% del campione ha optato per alternative più economiche, come l’olio di semi, per cucinare e a volte anche per condire.
Nonostante la percezione dei consumatori, alcuni produttori non sono d’accordo con i dati dell’indagine. Zefferino Monini, amministratore delegato dell’oleificio omonimo, sostiene che le risposte ottenute dall’indagine sono istintive e influenzate dagli umori. Monini cita i dati Nielsen, che indicano un calo delle vendite del 9,5% nel 2023 e un calo dei volumi intorno al 7,8% nei primi due mesi del 2024 nella grande distribuzione organizzata. Un calo, quindi, che sarebbe decisamente minore di quello calcolato dall’indagine dell’Istituto Piepoli.
Tuttavia, anche la prospettiva futura rimane incerta, e gli occhi sono puntati sul prossimo raccolto. Se la primavera promette bene, con sufficienti piogge, potrebbe esserci un abbassamento dei prezzi nel 2025 che farebbe scendere il costo dell’olio evo a circa 6 euro a bottiglia. Nel frattempo, i consumatori sono molto attenti a ciò che acquistano e in particolare a quanto devono spendere, con la metà degli intervistati che ritiene giusto pagare intorno a 7 euro per una buona bottiglia di extravergine made in Italy.
Nonostante le divergenze di opinione, sia consumatori che produttori concordano sul fatto che l’olio extravergine è un prodotto premium che merita di essere valorizzato. La speranza è che, con una corretta rivalutazione del prodotto e il successo del prossimo raccolto, si possa assistere a una stabilizzazione dei prezzi e a un ritorno dell’olio extravergine di oliva sulle tavole di tutti gli italiani.
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Fonte: Il Sole 24 Ore
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