Il nuovo test sull'olio extravergine di oliva del Salvagente ha declassato ben 11 oli su 20. In seguito alle analisi sui campioni si è visto infatti che si trattava, in oltre la metà dei casi, di oli che erano solo "vergine" e non "extravergine" (come invece dichiarato in etichetta)
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Circa 10 giorni fa vi abbiamo parlato dell’uscita dell’ultimo test de Il Salvagente dedicato ad uno dei prodotti d’eccellenza del nostro territorio: l’olio extravergine d’oliva. Purtroppo, come già evidenziato da precedenti indagini, non tutto quello che troviamo al supermercato è davvero tale.
In alcuni casi, infatti, si tratta solo di olio “vergine”, nonostante l’indicazione in etichetta riporti la dicitura olio extravergine di oliva.
A causa di questo coraggioso test, che punta l’attenzione su dei prodotti di qualità minore rispetto a quanto promesso (e facendo nomi e cognomi), Il Salvagente è stato addirittura segnalato all’Antitrust e si è cercato di censurare l’uscita della nuova indagine che fortunatamente però è stata regolarmente pubblicata.
Ne abbiamo parlato in un precedente articolo in cui esprimevamo tutta la nostra solidarietà ai colleghi del Salvagente. Leggi anche: Olio d’oliva extravergine: su 20 marchi analizzati 11 non lo sono davvero, il nuovo test che volevano censurare
Oggi vogliamo concentrarci invece sui veri e propri risultati del test, ovvero svelare quali sono stati gli oli declassati.
Ma partiamo dall’inizio, Il Salvagente per realizzare il nuovo test ha preso a campione 20 marche di olio extravergine, tra le più note e acquistate nel nostro Paese.
Come spiegano gli esperti della rivista, l’acquisto è avvenuto prendendo più bottiglie dello stesso lotto e scegliendo sempre quelle con data di scadenza più lontana (quindi i prodotti più freschi) e tenute maggiormente al riparto da fonti di calore. In merito alle date di scadenza si è deciso anche di sceglierle più omogenee possibile, così da non rischiare di penalizzare alcuni prodotti.
Per ogni olio sono state valutate:
- Acidità: che per legge deve essere inferiore allo 0,8%. L’olio è di qualità eccellente se questo parametro va dallo 0,1% allo 0,3%.
- Perossidi: che indicano il livello di ossidazione del prodotto ovvero il suo invecchiamento e la tendenza a irrancidire
- Spettrofotometria Uv: che consente di stabilire lo stato di invecchiamento dell’olio
- Polifenoli: sostanze antiossidanti presenti nell’olio
C’è stata poi l’importante prova organolettica del panel test, obbligatoria per legge e utile a classificare gli oli. Questa è stata commissionata alla struttura accreditata dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli di Roma.
Un olio, per essere etichettato come extravergine, deve essere privo di difetti organolettici e riportare una serie di attribuzioni positive.
Come ricorda il Salvagente:
Il panel test, in base al regolamento 2568/1991 e successive modificazioni (fino all’ultimo 2022/2104), è una prova per nulla soggettiva e tutti i difetti possibili (16) sono codificati nel Regolamento stesso che ne ha introdotto – più di 30 anni fa – l’obbligatorietà per attribuire la categoria merceologica agli oli di oliva.
I risultati
Dall’analisi è emerso che oltre la metà dei campioni erano semplicemente olio “vergine”. Per confermare i risultati è stata condotta una seconda prova da un altro comitato di esperti dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli di Roma. Come si legge sul Salvagente:
Pur non essendo obbligati, abbiamo deciso di sottoporre lo stesso lotto a una seconda prova: in 11 casi su 11 è stata confermata la presenza di difetti e quindi il declassamento del prodotto.
Specifichiamo subito che il consumatore che acquista questi oli “declassati” non rischia assolutamente nulla a livello di salute. Rimane però il problema etico ed economico, ovvero che chi acquista (e paga) un olio come extravergine di oliva, si aspetta giustamente di portare in tavola un prodotto di questa qualità e non di una qualità minore.
Il nuovo test non fa altro che confermare i risultati del passato, ovvero che:
in media in un caso su due chi si rivolge a uno scaffale dei supermercati rischia di acquistare quello che non voleva. Pagandolo però un 20-30% di più.
Gli oli “bocciati” dal test
Sui 20 oli presi a campione (tutte miscele comunitarie, in un solo caso miscela di oli Ue e non Ue) ben 11 bottiglie (nello specifico 7 private label e 4 di marca) sono risultati essere solo oli vergine.
Si tratta dei seguenti prodotti:
- CARREFOUR EXTRA CUCINA DELICATA
- COOP CLASSICO
- PIETRO CORICELLI QUALITÀ TRACCIATA
- BERTOLLI GENTILE
- CIRIO CUCINA DELICATA
- CONAD CLASSICO
- DANTE TERRE ANTICHE
- ESSELUNGA CLASSICO
- PRIMADONNA LIDL
- FRANTOIO LA ROCCA DELICATO EUROSPIN
- FRA’ ULIVO MD
Per conoscere invece gli oli promossi dal test e i relativi giudizi, fate riferimento all’ultimo numero del Salvagente.
La replica delle aziende
Le aziende, avvisate preventivamente dei risultati del test, hanno voluto replicare. Come scrive Il Salvagente, i produttori:
Si difendono sostenendo che il lotto risultava extravergine una volta imbottigliato, anche dal punto di vista organolettico, declinando ogni responsabilità su come è stato poi conservato ed esposto sugli scaffali. Non mancano marchi che mettono in dubbio il modo in cui il Salvagente ha condotto il campionamento e il condizionamento dei campioni, procedimento quest’ultimo testimoniato da un’azienda esterna che ha certificato l’anonimizzazione delle bottiglie come richiesto dal laboratorio. Puntuali sono arrivate anche le diffide legali come anche le richieste – declinate – di escludere singoli marchi dal test.
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Fonte: Il Salvagente
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