Insalata in busta, cosa c’è dentro? I risultati del nuovo test ci sorprendono

Un test de Il Salvagente ha messo a confronto insalata in busta e sfusa per vedere se avevano stessi nutrienti e sicurezza alimentare

L’insalata è indubbiamente uno degli ortaggi più consumati, un ottimo contorno e vera e propria protagonista delle “insalatone” nella stagione estiva. Per comodità, c’è chi la acquista già lavata in busta, nonostante sia ormai noto come questa variante sia più “costosa”, sia per il nostro portafoglio che per l’ambiente. Ma in quanto a nutrienti e sicurezza alimentare è uguale all’insalata sfusa?

A rispondere a questa domanda è un test condotto dalla rivista Il Salvagente che ha messo a confronto l’insalata sfusa con quella già lavata, taglia e confezionata.

Nonostante la comodità e praticità di utilizzo, l’insalata già pronta in busta lascia ancora perplessi i consumatori più attenti. Non parliamo solo di un prezzo decisamente più alto di quello dell’insalata sfusa (addirittura il 329% in più secondo il report Ismea), né dell’utilizzo di plastica per il confezionamento (un chiaro svantaggio a livello ambientale). In molti si chiedono anche se l’insalata confezionata abbia le stesse proprietà nutrizionali del cespo e se sia davvero sicura e priva di microrganismi.

Una ricerca italiana di qualche anno fa, ad esempio, era arrivata  alla conclusione che nelle insalate già tagliate e confezionate possono essere presenti tanti microrganismi e batteri, mentre un altro studio metteva in discussione il contenuto in vitamine. Leggi anche: Cosa si nasconde dentro le insalate in busta: la ricerca italiana 

Per fare chiarezza Il Salvagente ha incaricato i laboratori del gruppo Maurizi di effettuare un test in grado di evidenziare le differenze tra 3 campioni di insalata sfusa (lattughini biologici acquistati al mercato) e 3 di insalata già imbustata – IV Gamma (lattughini biologici acquistati al supermercato).

Per ogni campione sono stati valutati i valori nutrizionali e il rischio microbiologico, quest’ultimo riguardava diversi microrganismi che possono contaminare l’insalata come Salmonella, Listeria monocytogenes, Escherichia coli ed Enterobatteri.

I risultati

In quanto al rischio microbiologico, i risultati hanno mostrato che l’insalata in busta era migliore ed era meno contaminata rispetto a quella sfusa.

Come scrive Il Salvagente:

Dal punto di vista microbiologico l’insalata in busta, come era prevedibile, ha riportato risultati migliori rispetto a quella tal quale. I microrganismi patogeni Listeria monocytogenes e Salmonella spp non sono stati rilevati in entrambi i campioni. La carica batterica, gli enterobatteri e gli E.coli sono stati rilevati in concentrazioni di circa 2 ordini di misura superiori nell’insalata intera. Si può dedurre quindi che vegetali in busta pronti al consumo presentano un’incidenza minore di contaminazione da batteri microrganismi potenzialmente patogeni rispetto ai vegetali freschi, che non vengono sottoposti ad alcun lavaggio e trattamento prima della vendita e che i sistemi di lavaggio industriale garantiscono un efficace abbattimento della carica microbica rendendo l’insalata in busta più “pulita”.

Quali erano invece le differenze in quanto a valori nutrizionali, vitamine e sali minerali? Praticamente nessuna, secondo il test, i valori erano quasi equivalenti con la sola eccezione del sodio che era molto più alto nel lattughino confezionato (il che, spiega la rivista, può dipendere dal terreno, dai fertilizzanti o dall’acqua usata per l’irrigazione).

Insomma, questo esperimento promuove le insalate in busta. Noi comunque continuiamo a consigliarvi di non acquistarle (se non proprio in caso di necessità) per tanti buoni motivi che vi abbiamo già spiegato nel seguente articolo:

L’insalata sfusa è decisamente più economica e sostenibile, facciamo attenzione solo a lavarla bene.

Per i risultati completi del test potete acquistare l’ultimo numero de Il Salvagente.

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Fonte:  Il Salvagente

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