Il lato oscuro del burro: panetti allungati con acqua e troppe irregolarità nel prodotto più amato dai francesi

L'indagine della DGCCRF su 129 produttori di burro in Francia mostra come questo ingrediente sia spesso non conforme. Tra le pratiche irregolari riscontrate vi sono etichette fraudolente, miscele di burri di scarsa qualità e un eccessivo contenuto d'acqua

Noi italiani preferiamo l’olio extravergine di oliva ma anche il burro è un ingrediente spesso presente sulle nostre tavole e nelle nostre preparazioni culinarie. In Francia, dove questo alimento è decisamente più utilizzato e che spesso si vanta della sua qualità, negli ultimi tempi proprio il burro è stato attenzionato dalle autorità che hanno scovato una serie di irregolarità di non poco conto lungo tutta la filiera produttiva.

I consumatori sono sempre più attenti alla qualità e all’origine dei prodotti che acquistano, e il burro non fa eccezione. La crescente domanda globale di burro, unita all’aumento dei prezzi di vendita, ha creato un terreno fertile per pratiche fraudolente che minacciano la trasparenza e la genuinità dei prodotti lattiero-caseari.

Proprio per questo la DGCCRF (Direction générale de la concurrence, de la consommation et de la répression des fraudes) ha deciso di condurre un’indagine, i cui risultati hanno sollevato preoccupazioni significative riguardo alle pratiche non conformi e fraudolente nel settore delle materie grasse del latte, con un tasso di anomalia del 29,5%.

I controlli, che risalgono in realtà al 2019 ma solo in questi giorni sono stati diramati i risultati, hanno coinvolto 129 stabilimenti in 29 dipartimenti e hanno riguardato l’intera filiera produttiva: dalla produzione artigianale e industriale del burro a caseifici e allevamenti di mucche da latte, da attività di vendita al dettaglio (caseifici, lattieri, ecc.) a mercati, alimentari, negozi dei produttori e supermercati. Alcuni controlli sono stati effettuati anche presso i panifici che utilizzano burro e presso commercianti e importatori.

Come già detto, sono state numerose le anomalie riscontrate, queste riguardavano il processo di lavorazione, la composizione e l’etichettatura del burro e delle materie grasse del latte. In particolare sono stati evidenziati:

  • L’utilizzo di grassi del latte diversi dalla panna e non autorizzati per alcuni tipi di burro di qualità
  • Carenza di sale per burri salati o semi-salati
  • Un contenuto di acqua troppo elevato rispetto alle soglie normative, il che influisce sulla qualità dei prodotti
  • L’uso di miscele di burri o di burri riciclati per prodotti di qualità superiore

In totale, sono state condotte 89 analisi di laboratorio che hanno rilevato 16 campioni (ovvero il 18%) non conformi. 

Tra le irregolarità emerse, il contenuto di acqua è risultato particolarmente critico. Le normative dell’Unione Europea stabiliscono un limite massimo del 16%, ma quasi il 15% dei campioni superava questa soglia.

La carenza di sale nei burri salati o semi-salati è stata un’altra problematica evidenziata. Sebbene la quantità di sale nel burro non sia regolamentata, la DGCCRF ha rilevato che 4 campioni di burro semisalato contenevano una quantità inferiore a quella richiesta per la denominazione.

L’indagine ha inoltre messo in luce pratiche commerciali ingannevoli legate alle indicazioni in etichetta, come i segni di qualità AOP (appellation d’origine contrôlée) e la dicitura “burro di fattoria”.  Ad esempio, un agricoltore ha rivendicato il suo prodotto come “burro di fattorio” anche se solo il 26% della panna utilizzata per produrlo proveniva effettivamente dalla sua fattoria.

Un altro aspetto allarmante è emerso riguardo al riutilizzo del burro da parte di produttori industriali, che usano burro mal confezionato o restituito, integrandolo in produzioni di burri di qualità superiore, una pratica chiaramente vietata.

Da notare che l’indagine ha rivelato che le non conformità non sono limitate agli stabilimenti industriali ma coinvolgono anche produttori agricoli. La mancanza di conoscenza delle normative e la scarsa supervisione dei processi di produzione sono state individuate come cause di non conformità tra gli agricoltori.

Alla fine, l’indagine della DGCCRF ha portato a 30 segnalazioni, in particolare per contenuti di acqua eccessivamente elevati ed etichettatura non conforme, oltre a 7 ingiunzioni e una denuncia penale.

I nomi delle aziende che presentavano irregolarità, anche in questo caso, non sono stati resi noti.

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Fonte: DGCCRF

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