Farina per la pizza di grano tenero, qual è quella con meno residui di pesticidi e fitofarmaci? Il Salvagente ne ha analizzate 13 marche e questi i risultati
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Farina per la pizza, qual è quella con meno residui di pesticidi e fitofarmaci? Il Salvagente ha analizzato 13 marche e questi sono i risultati
Una buona pizza preparata in casa è spesso una delle scelte migliori per una cena fai-da-te golosa e sicura. Ma siamo certi della qualità della farina che utilizziamo per l’impasto? Al di là della tradizionale 00, ce ne sono oramai davvero una miriade per ogni ordine di gusto. Ma quali sono le migliori e le meno contaminate da pesticidi pericolosi e da micotossine? E i preparati sono affidabili?
Di grano tenero, di semola o già pronte per la pizza, è il Salvagente a passare al setaccio, in una nuova indagine pubblicata questa settimana, ben 13 farine che troviamo al supermercato. Sotto la lente di ingrandimento sono finite 7 farine di grano tenero, 2 semole e 4 preparati per pizza per verificare la qualità e la “resistenza” dei prodotti. E quel che è emerso è che in tante confezioni i trattamenti chimici lasciano le loro tracce.
Delle 13 marche analizzate (La Molisana, Barilla, Garofalo, Coop, Auchan, Carrefour, Lidl, Eurospin, Esselunga, Frumenta, La Prova del Cuoco, Molino Spadoni, Lo Conte farine magiche Manitoba), solo due (La Molisana ed Esselunga) sono risultati completamente liberi da qualsiasi residuo mentre sono ben 11 sono i prodotti nei quali c’è traccia di trattamenti fitosanitari.
Glifosato, altri pesticidi e micotossine
Quanto al tipo dei composti rilevati, arrivano qui le note dolenti: il glifosato – l’erbicida più usato al mondo, probabile cancerogeno per l’uomo secondo la Iarc, interferente endocrino e considerato dal Ramazzini di Bologna capace di provocare effetti avversi anche a dosi considerate “sicure” – è
- Garofalo
- Lo Conte Farine Magiche
- Molino Spadoni Farina D’America
- Carrefour
Tra gli altri residui fitosanitari emersi c’è il clormequat, un fitoregolatore sospetto cancerogeno per l’Echa, consentito fino a 4 mg/kg e altre sostanze considerate pesticidi da conservazione: il pirimifos metile (limite di legge 5 ppm), un insetticida sospettato di essere interferente endocrino e il suo sinergizzante piperonil butossido (limite: 10 ppm) e la cipermetrina, un insetticida valutato come possibile cancerogeno dall’Epa negli Stati Uniti, consentito fino a 10 ppm.
Inoltre, è stata analizzata la presenza di 19 micotossine e il livello di contaminazione è pressoché assente in tutti i campioni. Solo nel caso del preparato Prova del cuoco, il Don, la vomitossina, è risultato un po’ più “alto (92,5 mcg/kg) rispetto agli altri campioni ma comunque al di sotto dei limiti di legge per adulti (750) e bambini (200).
E i preparati?
Secondo le stime, in Italia si producono 4 milioni di tonnellate di sola farina di grano tenero. Più di 2,5 milioni di tonnellate sono impiegate per la produzione del pane, ben 673 mila sono usate nella biscotteria e 357 mila per la pizza. Al mercato domestico si devono circa 230 mila tonnellate all’anno di zero e doppiozero, alle quali si aggiungono le semole di grano duro, sempre più preferite anche per la pizza, e i preparati per “lievitare” facilmente in casa.
Cosa c’è dentro? Dal test del Salvagente è chiaro che in genere si trovano farina e lievito – come Eurospin e Frumenta – ma non manca chi aggiunge, come la Prova del Cuoco, i cosiddetti “miglioratori” (come le farine maltate) e additivi, come l’E491, il monostearato di sodio, un agente reidratante che in caso di sovradosaggio può provocare problemi all’apparato digestivo.
L’effetto cocktail
Anche se si tratta di concentrazioni tutte entro i limiti di legge, a preoccupare è il famoso effetto cocktail, dovuto alla presenza contemporanea di più molecole nello stesso campione, da 3 a 5, un fattore comune a ben 10 campioni su 13 nelle analisi del Salvagente.
È di fatto la presenza insieme di più molecole, anche se singolarmente al di sotto delle soglie lecite, a poter aumentare processi infiammatori in grado per esempio di alterare la permeabilità intestinale (e una conseguenza in questo caso può essere l’aumento della sensibilità al glutine, da non confondere con la celiachia).
E non solo: tra pane, pizza, pasta e cereali soprattutto noi italiani ne consumiamo in media 50 chili all’anno. Se già la materia prima presenta delle criticità e seppur bassi livelli di sostanze chimiche, viene da sé che potremmo essere esposti maggiormente a quello che viene definito “mix tox“.
Insomma, dalla mattina fino alla sera, dai cereali alle farine o al pane, quella tacita assunzione continuata di contaminanti xenobiotici (di sostanze, cioè, estranee all’organismo) anche se singolarmente inferiori ai limiti consentiti, sommate creano l’effetto cocktail che ci mette in serio rischio di contrarre patologie infiammatorie cronico-degenerative, come la sindrome metabolica, l’obesità, le malattie cardiovascolari o i tumori.
Come fare allora? Tentare almeno di acquistare gli alimenti dai quali assumiamo il maggior numero di carboidrati, i farinacei, liberi da qualsiasi tipo di contaminanti, pesticidi in primis. Una scelta che potrebbe ancora farci brancolare nel buio a partire dalle etichette, se si pensa che – per esempio – a differenza della pasta, dove è obbligatorio riportare il paese di coltivazione del grano e quello di molitura, sulla farina non esiste ancora l’obbligo di indicare l’origine della materia prima.
Le 5 migliori farine
Nel complesso, secondo le analisi proposte dalla rivista dei consumatori, i primi 5 posti tra le marche “più buone” di farina vanno a:
- La Molisana – Semola per pizza di grano decorticata a pietra, glifosato e altri pesticidi assenti e livello di micotossine eccellente
- Barilla – Farina di grano tenero tipo 00, glifosato assente e livello di micotossine eccellente
- Esselunga – Farina di grano tenero tipo 00, glifosato e altri pesticidi assenti e livello di micotossine eccellente
- Frumenta – Preparato per pizza verace, glifosato assente e livello di micotossine eccellente
- Eurospin – Tre mulini preparato per pane, glifosato assente e livello di micotossine eccellente
Tutti marchi che oscillano tra 1,75 euro al chilo di Frumenta e 0,39 euro al chilo di Esselunga.
Le altre marche in ordine di qualità risultano essere:
- LIDL Belbake farina per pizza
- La Prova del Cuoco
- Coop farina manitoba
- Garofalo
- Molino Spadoni
- Auchan
- Carrefour
- Lo Conte farine magiche Manitoba
La replica delle aziende
Alcuni marchi hanno voluto replicare alle analisi del Salvagente.
“Nessun rischio: i livelli di pesticidi riscontrati sono ampiamente al di sotto dei limiti di legge. Pertanto le nostre farine sono conformi alla vendita”, fanno sapere aziende come Garofalo, Molino Spadoni e Barilla.
Auchan dichiara che il prodotto testato “non è più in vendita” e che “i risultati analitici rientrano nei parametri previsti per le farine”.
Anche Lidl spiega: “I risultati appaiono di gran lunga inferiori ai limiti di legge. Vista la piena conformità del prodotto analizzato, le tracce di principi attivi riscontrate non destano alcuna preoccupazione. Abbiamo provveduto a verificare le nostre analisi effettuate sul prodotto in autocontrollo e dai nostri esami i contaminanti segnalati risultano sempre non rilevati”, mentre Farine Magiche le analisi che hanno commissionato sullo stesso macrolotto del prodotto esaminato “indicano un risultato minore di 0,01 mg/kg, ovvero inferiore al limite di rilevabilità. Anche un valore di 0,056 risulta 179 volte inferiore ai limiti massimi imposti dalla normativa vigente”. L’azienda specifica che “non produce più da un anno a marchio La Prova del Cuoco. Tale prodotto, quindi, non è più in commercio se non come giacenza“.
Infine, Italmopa, l’Associazione italiana industriali mugnai conferma che le analisi del Salvagente hanno accertato la presenza di residui ben al di sotto della soglia massima prevista: da 40 a 300 volte inferiori rispetto ai limiti massimi, molto vicini al limite di rilevabilità, per cui invita a non creare allarmismi.
“Per quanto concerne le preoccupazioni derivanti dalla presenza multiresiduale di prodotti fitosanitari in un medesimo campione, si deve rilevare che tale compresenza attualmente non è normata né a livello nazionale né comunitario. Ipotizzare che potrebbe creare rischi per la salute dei consumatori non è corretto. D’altra parte, il rischio cumulativo è attualmente allo studio dell’Efsa, pertanto non vi è ad oggi alcuna certezza scientifica che ne attesti la pericolosità”.
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Germana Carillo