Tempi duri per la passata di pomodoro italiana: è allarme per le importazioni di concentrato dalla Cina

Coldiretti e Filiera Italia lanciano l'allarme sulla situazione dei pomodori in Italia. La produzione è calata a causa dei cambiamenti climatici e sono aumentate le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina che però sfrutta i lavoratori e fa concorrenza sleale

Il pomodoro, uno degli alimenti chiave della dieta Mediterranea e della cucina italiana, sta affrontando un periodo di crisi. La raccolta per il 2023 rischia di essere inferiore ai previsti 5,6 miliardi di chili, a causa degli effetti dei cambiamenti climatici che hanno portato grandinate, nubifragi, alluvioni e ondate di calore che hanno colpito duramente le coltivazioni.

Ma non è solo il clima a preoccupare: si sta diffondendo un inquietante fenomeno di importazione dalla Cina, con un rialzo del +50% per il concentrato di pomodoro.

A lanciare l’allarme è Coldiretti che cita i dati del World Processing Tomato Council da cui si evince che la Cina sta superando l’Italia nella classifica mondiale dei produttori di pomodori da industria, con una previsione di ben 7,3 miliardi di chili nel 2023.

Potete immaginare quale sia il “punto forte” del pomodoro cinese e del concentrato, ci riferiamo ovviamente al prezzo più basso rispetto a quello italiano, praticamente la metà. Un prezzo che in realtà è molto alto se consideriamo che i pomodori cinesi sono spesso prodotti a scapito del benessere dei lavoratori, prigionieri politici sfruttati o parte della minoranza musulmana degli Uiguri nella regione dello Xinjiang.

Insomma, è vero che il concentrato di pomodoro cinese è conveniente ma lo è in maniera sleale e a scapito dei diritti umani. Nonostante questo, il pomodoro italiano, patrimonio culturale immateriale dell’umanità e candidato all’iscrizione nella lista dell’Unesco, rischia di essere soppiantato da quello cinese.

Forse ricorderete che nel 2021 un’inchiesta di IrpiMedia (Investigative Reporting Project Italy), in collaborazione con CBC Canada, aveva ripercorso il viaggio del concentrato di pomodoro cinese, scoprendo che questo spesso finiva ai colossi dell’industria italiana, Petti e Giaguaro, che lo utilizzavano per la produzione delle loro conserve destinate all’estero.

Potete leggere tutti i dettagli di quell’inchiesta nel seguente articolo: Pomodoro cinese: Petti e Giaguaro le aziende che più importano tonnellate di concentrato di pomodoro dallo Xinjiang

Ma tornando alla situazione attuale, che preoccupa e non poco, Coldiretti e Filiera Italia hanno chiesto al ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste di prendere provvedimenti contro l’importazione di concentrato di pomodoro dalla Cina.

Tra l’altro, Ettore Prandini e l’amministratore delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, hanno dichiarato:

L’aumento della produzione di pomodoro da industria cinese e la differenza di prezzo tra il concentrato di produzione orientale e italiana hanno determinato la ripresa di fenomeni fraudolenti di difficile individuazione data l’alta diluizione a cui il prodotto è sottoposto per l’ottenimento dei diversi derivati del pomodoro.

Mentre gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Canada hanno già adottato misure per bloccare le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina, altri paesi europei, come l’Olanda, sembrano andare nella direzione opposta, chiedendo l’apertura di un contingente tariffario per permettere l’importazione di concentato di pomodoro cinese senza dazio.

Al contrario, le due associazioni italiane chiedono che l’Italia:

si faccia portavoce presso la Commissione europea della richiesta di divieto assoluto di importazione di concentrato di pomodoro cinese, soprattutto se proveniente dalla regione dello Xinjiang.

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Fonte: Coldiretti

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