Un nuovo test ha rivelato che oltre un terzo della biancheria intima contiene bisfenolo A (BPA) o altri bisfenoli. I prodotti più a rischio sono slip e mutande (anche da uomo) realizzati in tessuti sintetici
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Quando pensiamo al bisfenolo A (BPA), ci vengono subito in mente il tonno e gli altri prodotti in scatola, noti per poter essere a rischio di contaminazione. Bisogna considerare però che questo e altri bisfenoli possono essere presenti anche in alcuni prodotti insospettabili, come la biancheria intima che indossiamo quotidianamente. Lo conferma un nuovo test condotto dall’Associazione per la Protezione dei Consumatori austriaci (VKI).
Nel contesto di un test sponsorizzato dall’Unione Europea e coordinato dal VKI, è stata sottoposta a test di laboratorio la biancheria intima per bambini e adulti, in collaborazione con organizzazioni partner di Slovenia, Repubblica Ceca e Ungheria. L’indagine ha coinvolto un totale di 166 prodotti (71 testati direttamente da VKI in Austria).
Si trattava di prodotti di marchi molti noti come:
- Adidas
- C&A
- Calvin Klein
- Ergee
- Gina Benotti
- H&M
- Huber
- Hunkemöller
- Intimissimi
- Iupilu
- Jack & Jones
- Kappa
- Kik
- Name it
- Nike
- NKD
- Palmers
- Pascarel
- Pepco
- Pierre Cardin
- Primark
- Puma
- Shein
- Skin for you by Skiny
- Skiny
- Sloggi Triumph
- Takko
- Tchibo
- Tezenis
- Tommy Hilfiger
- Tom Tailor
- Triumph
- Ulla Popken
- Y.F.K.
- Yigga
- Wish
- Wolford
- Zara
La biancheria intima proveniva da negozi fisici, supermercati o da e-commerce online ed era rappresentativa di un’ampia varietà di prezzi e materiali.
I risultati
L’analisi dei bisfenoli è stata condotta utilizzando una tecnica avanzata chiamata LC-MS/MS (liquid chromatography-mass spectrometry). Il campione è stato estratto con acetone e diclorometano, e il limite di rilevamento per i bisfenoli era di 10 ng/g. Questo approccio ha garantito una valutazione precisa della contaminazione nei prodotti testati.
I risultati emersi sono decisamente preoccupanti: più di un terzo dei capi testati conteneva bisfenoli, ed erano in particolare i modelli realizzati in fibre sintetiche (come la poliammide) ad essere contaminati. Al contrario, i prodotti realizzati in cotone sono risultati generalmente privi di bisfenoli o presentavano comunque livelli molto bassi.
Era soprattutto la biancheria intima femminile a registrare livelli di contaminazione più elevati rispetto a quella maschile e per bambini. E, sorprendentemente, non si trattava solo di modelli a basso costo provenienti da discount e shop online ma anche di molti prodotti di fascia alta.
I rischi dei bisfenoli nella biancheria intima
Il test ha rilevato non solo la presenza di bisfenolo A (BPA) ma anche di altri bisfenoli, come il bisfenolo S (BPS), in vari capi di biancheria intima.
I bisfenoli, sono sostanze chimiche usate principalmente nella produzione di plastiche e per fissare i colori nei tessuti. Studi hanno dimostrato che anche a basse dosi, questi composti possono avere effetti dannosi: alterare il sistema ormonale, compromettere la fertilità e aumentare il rischio di malattie come il cancro al seno, obesità, disturbi metabolici e malattie cardiovascolari. Inoltre, il BPA può accumularsi nell’organismo, con effetti a lungo termine ancora non completamente conosciuti.
Scrivono gli esperti che hanno condotto il test:
A nostro avviso, alcuni bisfenoli presenti nella biancheria intima sono problematici perché possono passare nel sudore e molto probabilmente vengono assorbiti nel corpo attraverso la pelle.
E se pensate che il lavaggio della biancheria possa risolvere il problema, vi sbagliate. I ricercatori hanno infatti valutato se i bisfenoli potessero essere rimossi con un normale lavaggio in lavatrice utilizzando detersivi comuni. Il risultato è stato deludente: le concentrazioni di bisfenoli diminuivano solo marginalmente. Tutti i capi testati, anche dopo essere stati lavati, sono stati classificati come fortemente contaminati.
Le marche migliori e peggiori
Tra i prodotti testati in Austria, i marchi che hanno offerto opzioni più sicure includono alcune linee di biancheria intima di Intimissimi e Calvin Klein, ma anche diversi slip, mutande, boxer con una buona percentuale di cotone di marchi più economici come H&M e Zara che hanno mostrato contaminazioni minime.
Come già detto, sono state le biancherie intime realizzate in fibra sintetica, in particolare quelle in poliammide, ad aver avuto i risultati peggiori. È interessante notare che tutti i modelli “senza cuciture” e realizzate in fibre sintetiche sono risultati molto contaminati.
Per le donne:
- Hunkemöller Invisible Short Basic
- Sloggi-Triumph Zero Microfibra Invisibile Intimo
- Slip Huber Micro Bonded Rio aderente alla pelle
- Pelle per te di Skiny ladies Rio slip DP
- Mutandina Micro Essential Skiny
Per gli uomini:
- C&A 2x Trunk Seamless Flex in movimento
Per i bambini:
- Slip da bambina Yigga 3 in qualità senza cuciture della Ernsting’s Family
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Fonte: VKI
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