Amica Chips e Pata nel mirino dell’Antitrust: si indaga su intesa anticoncorrenziale per la vendita di patatine fritte

Dopo Shein, nel mirino dell'Antitrust sono finiti due noti marchi di patatine fritte: Amica Chips e Pata, su cui ora si indaga per presunta intesa anticoncorrenziale

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha annunciato una nuova indagine a carico di due noti marchi di patatine fritte: Amica Chips e Pata.

Queste aziende sono finite nel mirino dell’Antitrust per presunta intesa anticoncorrenziale. Come si legge sul sito dell’Autorità:

Le due società avrebbero coordinato le proposte di prezzo da presentare alle catene della GDO per la vendita, a livello nazionale, delle patatine prodotte.

Come spiega l’Antitrust, tutto è partito dalla segnalazione di un whistleblower (ovvero una persona che denuncia comportamenti illeciti o pratiche scorrette) per una presunta intesa volta a limitare la concorrenza nella produzione e commercializzazione di patatine a marchio privato, parliamo ovviamente di patatine destinate alle catene della grande distribuzione organizzata (GDO).

Più nello specifico:

Le due società, secondo l’Autorità, si sarebbero coordinate per ripartire tra di loro la clientela, mantenendo in tal modo i prezzi ad un livello sovra-concorrenziale.

I funzionari dell’Autorità, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza, hanno già svolto ispezioni nelle sedi principali delle aziende coivolte nell’istruttoria ma anche di un altro soggetto ritenuto in possesso di elementi utili.

Solo di qualche giorno fa è l’istruttoria su Shein

Questa nuova istruttoria dell’Antitrust nei confronti di Amica Chips e Pata si inserisce in un contesto più ampio di vigilanza sulle pratiche commerciali scorrette nel nostro Paese.

Solo pochi giorni fa, vi avevamo parlato di un’altra nuova indagine intrapresa dall’Autorità, in questo caso il protagonista è il noto colosso della fast fashion Shein su cui si indaga per greenwashing.

Secondo quanto comunicato dall’AGCM, le affermazioni ambientali del sito italiano potrebbero risultare ingannevoli o omissive. Shein è accusata di utilizzare messaggi vaghi e confusi riguardanti la circolarità e la qualità dei propri prodotti, con l’obiettivo di presentarsi come un brand sostenibile.

Leggi anche: Fast fashion: l’Antitrust indaga su Shein per greenwashing (finalmente)

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Fonte: Antitrust

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