Ormai diversi studi l'hanno dimostrato: i cibi ultra-processati presentano dei rischi per la salute. Ma cosa si intende con questo termine e come possiamo riconoscerli mentre facciamo la spesa al supermercato?
Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di cibi ultra-processati e dei rischi per la salute di chi li consuma con una certa frequenza. Vi abbiamo segnalato più volte studi che li hanno collegati a diverse problematiche e addirittura ad aumento del rischio di morte prematura.
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Il problema è che questi cibi industriali sono sempre più presenti nei supermercati e di conseguenza vengono messi in tavola troppo di frequente. Alcuni, tra l’altro, sono insospettabili (pensiamo ad esempio agli yogurt magri o alla frutta, il più delle volte solo apparentemente sani).
Alcuni esempi di cibi ultra-processati sono i cordons bleu e il pesce impanato ma anche le verdure cotte saltate in padella, solo per citarne alcuni.
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Indubbiamente, dopo una giornata di lavoro, tornare a casa e cucinare al forno o in padella cibi già pronti è comodo ma dovremmo farlo solo saltuariamente se vogliamo mantenerci in buona salute.
In Francia l’argomento è molto sentito e dal 2018, il French National Health Nutrition Plan (PNNS) – che punta a migliorare la salute dei francesi attraverso una buona eduzione alimentare – propone di ridurre del 20% il consumo di alimenti ultra-processati.
Cosa sono i cibi ultra-processati
Ma cosa si intende esattamente per cibo ultra-processat0? Come spiegano gli esperti della rivista francese 60 Millions de Consommateurs:
È un alimento o una bevanda che contiene almeno un ingrediente che non esiste come tale in natura o nelle nostre dispense. Questo è chiamato marcatore di ultratrasformazione (MUT). L’elenco di questi ti fa girare la testa.
Di quali ingredienti si tratta? Soprattutto di additivi alimentari ma non solo. Come ha spiegato Sylvie Davidou, direttrice del comitato scientifico di Siga, azienda che aiuta a identificare gli alimenti ultra-elaborati:
I marcatori più comuni sono i grassi raffinati, gli estratti e gli aromi naturali, gli aromi sintetici, per non parlare del destrosio, dello sciroppo di glucosio o anche delle proteine. Quando non vengono sintetizzati (alcuni aromi), questi composti sono spesso il risultato di processi industriali aggressivi (cottura ad alta temperatura, estrusione, prefrittura, ricostituzione, ecc.) che separano i diversi costituenti di una materia prima.
Come riconoscere i cibi ultra-processati al supermercato
Leggendo le etichette e la lista degli ingredienti possiamo renderci conto subito di fronte a quale tipo di alimento ci troviamo.
In particolare, se vogliamo riconoscere facilmente i cibi ultra-processati dovremmo stare attenti a questi 5 particolari:
- se l’elenco degli ingredienti è lungo (più di 5) si ha una probabilità del 75% di trovarsi alle prese con un cibo ultra-trasformato. È in particolare il numero di additivi a mettere in allerta, alcuni compaiono sotto forma di codice con la lettera E.
- gli ingredienti hanno nomi difficili o sconosciuti ai consumatori come idrolizzato, proteine reidratate, maltodestrine, ecc.
- è “a basso contenuto di zucchero”, a basso contenuto di grassi o “ricco di fibre”. Nel caso di “a basso contenuto di zucchero”, ad esempio, questo spesso implica che il prodotto sia stato denaturato sostituendo lo zucchero con maltodestrine o dolcificanti
- la confezione è molto colorata o chiaramente rivolta ai bambini, soprattutto quando il prodotto è dolce
- ha un prezzo basso: per mantenere un prezzo basso, i produttori spesso sostituiscono ingredienti costosi con aromi artificiali, esaltatori di sapidità, fibre che danno consistenza, ecc.
Per il produttore, chiarisce la rivista francese, è anche un modo per aumentare i propri margini:
Dal chicco di grano, ad esempio, si ottengono almeno 13 derivati: “fibre di grano”, “proteine del grano”, glutine e amido, che possono essere comunque “modificati” chimicamente o mediante enzimi, al fine di acquisire nuove proprietà. Dal chicco di mais si ricava l’amido che verrà utilizzato per produrre zuccheri più o meno “dolcificanti”: destrosio, sciroppo di glucosio-fruttosio, sciroppo di glucosio. Cosa hanno in comune tutti questi marcatori? L’ultra trasformazione. Migliorano artificialmente la consistenza del prodotto, il suo colore, il suo odore, autorizzando l’apposizione di un’indicazione del tipo “ricco di fibre” o conferendogli maggior sapore. Sono molto più economici della materia prima da cui provengono, il che consente al produttore di offrire prodotti finiti economici e/o di ottenere buoni margini.
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Fonte: 60 Millions de consommateurs
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