Gli esercenti non le accettano mai, ma le monetine da uno e due centesimi sono davvero illegali come ci dicono? Ecco cosa dice la legge
È capitato anche a voi di vedervi rifiutate le monetine da uno o due centesimi alla cassa del supermercato o di un altro esercizio commerciale? Sapevate che si tratta di un’illegalità nei vostri confronti?
Lo spiega bene in un video Massimiliano Dona, Presidente di Consumatori.it, che sui propri canali social prova a rendere i consumatori più consapevoli dei loro diritti e delle ingiustizie che spesso subiscono senza rendersene neppure conto.
Come nel caso delle monetine da uno e due centesimi. Quante volte ci siamo sentiti dire che le banche non le accettano, che non sono più in circolazione, o che addirittura sono fuori conio?
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Cosa dice la legge
Come è noto, il D.L. 24 aprile 2017, n. 50, recante “Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo”, convertito in legge 21 giugno 2017, n. 96, all’art. 13-quater, ha stabilito che:
A decorrere dal 1° gennaio 2018 è sospeso il conio da parte dell’Italia di monete metalliche in euro di valore unitario pari a un centesimo e a due centesimi di euro.
La legge stabilisce inoltre che:
Quando un importo in euro costituisce un autonomo importo monetario complessivo da pagare e il pagamento è effettuato integralmente in contanti, tale importo è arrotondato, a tutti gli effetti, per eccesso o per difetto, al multiplo di 5 centesimi più vicino.
Questo vuol dire che l’importo richiesto per un bene o una prestazione andrà arrotondato, per eccesso o difetto, a una cifra in centesimi che finisca con 0, 5 o 10, e quindi:
- 1 e 2 centesimi -> 0 centesimi (per difetto)
- 3 e 4 centesimi -> 5 centesimi (per eccesso)
- 6 e 7 centesimi -> 5 centesimi (per difetto)
- 8 e 9 centesimi -> 10centesimi (per eccesso).
Tuttavia, nello stesso testo si legge anche che:
Resta impregiudicato il corso legale delle monete metalliche in euro destinate alla circolazione di valore unitario pari a un centesimo e a due centesimi di euro secondo le norme ad esse applicabili.
In altre parole, noi consumatori siamo liberi di utilizzare le monete da uno e due centesimi per raggiungere la cifra richiesta dall’esercente quando paghiamo in contanti: chi non accetta il pagamento con uno e due centesimi sta commettendo un illecito nei nostri confronti.
Anche chi si barrica dietro la scusa che questi tagli non sono più accettati dagli istituti di credito sta ingannando il consumatore: come ha spiegato Dona nel suo video e come si può leggere nel testo legislativo, uno e due centesimi hanno ancora valore economico e possono essere versati in banca.
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Fonti: Massimiliano Dona / Gazzetta Ufficiale
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