Malai sembra e si sente come la pelle, ma senza crudeltà. Dall’India, un tessuto innovativo e biodegradabile in circa 120 giorni.
Malai sembra e si sente come la pelle, ma viene prodotto senza crudeltà. Dall’India, un tessuto innovativo, biodegradabile in circa 90 giorni che sta rivoluzionando il settore della moda.
La ricerca da parte dei consumatori di prodotti e servizi più sostenibili ed etici, sia con l’ambiente che con i lavoratori, spinge il settore della moda verso la sostenibilità. Sebbene alcune multinazionali si stiano progressivamente adeguando, sono i marchi indipendenti a fare da apripista e premere l’acceleratore per rispondere alle esigenze del nuovo mercato.
La startup Malai è precisamente tutto questo: etica, economia circolare e innovazione. Con l’acqua residua lasciata dagli impianti di lavorazione del cocco, ha sviluppato nello stato indiano di Kerala, un’alternativa alla pelle di origine naturale, sostenibile, biodegradabile e resistente all’acqua che viene utilizzata in una serie di accessori come borse, portafogli, zaini e scarpe. (LEGGI anche: Dalle pannocchie, le borse cruelty-free tutte italiane che salvano gli animali)
Fondata nel 2018 dalla designer e ricercatrice di materiali slovacca Zuzana Gombosva e dal product designer e ingegnere meccanico indiano Susmith Suseelan, l’azienda sta già rivoluzionando il settore della moda con il suo tessuto Malai simile alla pelle, flessibile, resistente e impermeabile. Un prodotto completamente naturale e vegano che potreste persino mangiare, ma – come dicono i suoi creatori – è troppo carino per farlo.
La circolarità delle noci di cocco
Con Malai, oltre che rendere innecessario e seppellire l’uso di pratiche crudeli nei confronti degli animali, si promuove l’economia circolare. Infatti invece di versare nei fiumi l’acqua di scarico delle noci di cocco mature, con conseguente inquinamento – come si faceva solitamente – questa viene valorizzata come materia prima per offrire un’alternativa alla pelle, etica e a basso impatto ambientale.
Una volta ottenuta dagli agricoltori locali, l’acqua residua dei cocchi maturi si abbina a dei batteri. Dopo circa due settimane di crescita della coltura, la gelatina formata sullo strato esterno diventa cellulosa batterica, ovvero, come l’hanno chiamata Zuzana e Susmith, Malai.
Abbiamo usato l’acqua di scarico delle noci di cocco mature. Ogni giorno una piccola unità di lavorazione del cocco rompe circa 4000 litri di noci di cocco, tutta l’acqua contenuta all’interno delle noci di cocco marroni (cocchi maturi, non quelli teneri) viene scartata come rifiuto. Questa è la materia prima primaria per il processo di fermentazione della cellulosa batterica”, ci spiega Zuzana in un’intervista.
Malai è disponibile in nove colori, tutti realizzati usando una base vegetale come l’estratto di petali di Indaco o della Calendula. Un prodotto realizzato con questo tessuto durerà per molti anni se curato adeguatamente; tuttavia, nel caso voleste smaltirlo, basterà semplicemente metterlo nella compostiera e si biodegraderà in circa 90 – 120 giorni.
Il progresso tecnologico raggiunto negli ultimi anni ha permesso di far fiorire rapidamente nuove opzioni crueltyfree a base vegetale. Grazie all’uso del cactus, dell’ananas, dei funghi, del legno, degli scarti di mele, della vinaccia e ora, grazie anche a Malai, sembra che la fine dell’uso della pelle sia molto vicina. La scelta come sempre spetta a noi.
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