200 milioni per un Fondo per la Circolarità e 50 milioni destinati a supportare brand, designer e artigiani locali: cosa si cela davvero dietro l’ultima trovata di Shein
Shein ha destinato 250 milioni di euro all’Unione Europea e al Regno Unito nei prossimi cinque anni. Questo investimento si articola in due principali iniziative: la creazione di un Fondo per la Circolarità da 200 milioni di euro e altri 50 milioni destinati a supportare brand, designer e artigiani locali.
Il Fondo per la Circolarità è stato concepito per sostenere start-up e imprese europee impegnate nello sviluppo di tecnologie e soluzioni innovative orientate alla sostenibilità. Questo impegno è parte della strategia di Shein per promuovere la circolarità nel settore della moda, un tema cruciale dato l’impatto ambientale significativo che l’industria comporta.
Shein si propone come catalizzatore per accelerare l’adozione di queste soluzioni su larga scala, facilitando il passaggio verso un’economia più sostenibile. Tra le iniziative specifiche sostenute dal fondo ci sono collaborazioni per recuperare tessuti in eccedenza destinati alle discariche, l’adozione di tecnologie di stampa denim a basso consumo idrico e partnership di ricerca con istituzioni accademiche per sviluppare fibre di poliestere riciclate attraverso il riciclo chimico.
Si punta ad espandere la sua piattaforma di rivendita, Shein Exchange
Oltre al Fondo per la Circolarità, Shein destinerà 50 milioni di euro a iniziative che supportano i brand, i designer e gli artigiani europei, aiutandoli a crescere nel mercato online attraverso i servizi di marketplace offerti dalla piattaforma.
Questo include finanziamenti per progetti di ricerca e sviluppo, così come il supporto alla produzione e commercializzazione attraverso il programma Shein X, che mira a dare visibilità ai designer emergenti. Inoltre Shein sta lavorando per espandere la sua piattaforma di rivendita, Shein Exchange, già lanciata negli Stati Uniti e ora estesa a Francia, Regno Unito e Germania.
Con queste iniziative, Shein vorrebbe rispondere alle critiche ricevute negli ultimi anni riguardo all’impatto ambientale della moda fast fashion e cerca anche di consolidare la sua presenza nel mercato europeo, promuovendo un modello di business più sostenibile e responsabile.
Tuttavia non lasciamoci ingannare dalle promesse perché dietro queste iniziative si celano specchietti per le allodole e si tralascia la verità di un colosso che si continua a macchiare di greenwashing con progetti che tentano di ripulire il marchio nascondendo ciò che davvero accade, come sfruttamento della manodopera, prodotti di scarsa qualità pensati appositamente per essere letteralmente buttati dopo poco tempo e, soprattutto, tanto tantissimo inquinamento.
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