La pelliccia è un capo d'abbigliamento che non andrebbe proprio acquistato. Ma visto che in giro ce ne sono molte e il danno è già fatto, perché non provare a riciclarle?
Riciclare un capo d’abbigliamento come la pelliccia è una soluzione che, ammetto, prima d’ora, non avevo mai preso in considerazione. Quando, però, mi sono imbattuto nella linea Harricana di Mariouche nuove considerazioni mi hanno rapito.
Questa collezione di pellicce e accessori in pelliccia è stata pensata dalla stilista francese Mariouche Gagnè che non solo cerca, in un modo senza dubbio opinabile, di combattere il problema dell’uccisione di animali per fini estetici, ma tenta anche di metterci del gusto e dello stile.
È vero il problema andrebbe affrontato alla radice, perché nessuna specie animale dovrebbe essere trasformata in un capo d’abbigliamento. La stilista, però, è di tutt’altro parere: se uno sbaglia, cosa dovrebbe fare stare fermo e subire? Secondo lei, decisamente, no. Ecco, allora, un riciclaggio di oltre 50.000 cappotti per creare nuovi capi di tendenza. “Con questa mia trovata salviamo, circa, mezzo di milione di animali l’anno” sono queste le parole dell’eccentrico personaggio transalpino. “Penso che il povero animale sia morto ingiustamente tanti anni fa, con questo modo provo a sensibilizzare l’opinione pubblica e, soprattutto, a non ucciderne più”.
Questo suo punto di vista nasce diversi anni fa, quando trascorrendo del tempo dalle parti del polo nord, ha visto con i suoi occhi l’uccisione di tanti animali da parte delle popolazioni di quei freddissimi luoghi, che lo facevano anche per un’esigenza climatica. Lei, quindi, non vuole essere ipocrita. Non ha deciso di combattere contro, ipotetici, mulini a vento. Ha, invece, in modo molto più semplice, voluto provare ad arginare il problema.
Non proprio sulla stessa linee d’onda è Jennifer Miller, fondatrice della Mission Savvy , una boutique alla moda che fa del proprio credo la salvaguardia dell’ambiente e del mondo animale. La stilista, un tempo attivista per i diritti animali, si chiede che bisogno ci sia di indossare un’animale. “L’uomo moderno è fortunato, può cucinare dentro la propria casa, avere un letto caldo, del riscaldamento, perché vuole di più? Perché una pelliccia?” sono queste le parole della design americana, che ha così deciso di iniziare questa campagna di sensibilizzazione. “È pure vero – continua Miller – che ormai si sono prodotte milioni di pellicce al mondo. Doniamole, allora, ai senza tetto!”. Una campagna, quindi, al limite della provocazione quella da lei sostenuta.
La Humane Society, invece, ha deciso di valutare il contesto in un altro modo ancora. Avete una pelliccia e vi siete pentiti? C’è un vecchio cappotto di ermellino nella vostra soffitta? Oppure il visone avuto in eredità da vostra nonna non fa proprio al caso vostro? Bene, restituiamolo agli animali. Il programma, chiamato Coats for Cubs vuole andare ad aiutare la fauna selvatica. La pelliccia, tagliata della misura del piccolo cucciolo, diverrà una sorta di madre surrogata per l’animale rimasto orfano.
Le pellicce non andrebbero comprate, è verissimo. Se, però, si è fatto questo errore le proposte raccontate potrebbero essere una valida soluzione per cercare di rimediare.
Alessandro Ribaldi