Formaldeide, metalli pesanti, Pentaclorofenolo e altre sostanze cancerogene. Ecco cosa c'è sugli abiti dei bambini. Un nuovo studio commissionato dalla LAV ha scoperto che in alcuni capi di abbigliamento per bambini dai 18 mesi ai 12 anni, contentono sostanze tossiche
Pellicce 0-12 tossiche. Formaldeide, metalli pesanti, Pentaclorofenolo e altre sostanze cancerogene. Ecco cosa c’è sugli inserti di pelliccia presenti negli abiti dei bambini. Un nuovo studio commissionato dalla LAV ha scoperto che alcuni capi di abbigliamento per bambini dai 18 mesi ai 12 anni, contengono sostanze tossiche.
Dopo aver effettuato un’indagine di laboratorio, su 6 capi d’abbigliamento di 5 note marche (Il Gufo, Miss Blumarine, Fix Design, Gucci, Brums) con inserti in pelle e vera pelliccia, in vendita in Italia ed in particolare a Milano, Monza, Roma e via web, è emerso che negli abiti analizzati erano presenti alcune sostanze chimiche con valori superiori ai requisiti obbligatori presenti nella legislazione europea del settore (Reach).
Lo studio è stato effettuato proprio partendo dal presupposto che la lavorazione delle pellicce comporta trattamenti che coinvolgono numerose sostanze chimiche potenzialmente pericolose per la salute. E i risultati hanno dato la temuta conferma alla LAV, secondo cui “uno degli articoli (marca Brums) non potrebbe essere posto in vendita sul mercato nazionale dato che risulta contaminato da un quantitativo di Nonilfenolo Etossilato 2,5 volte superiore allo standard REACH (Reg. 2006/1907/CE)“. Ma non solo. Dice la LAV che alcuni campioni analizzati presentano dei livelli di Formaldeide nettamente superiori a quelli rinvenuti negli ultimi anni in altri prodotti tessili e per i quali sono state diramate diversi avvisi di allerta RAPEX (sistema europeo di allerta per la tutela dei consumatori) per il ritiro dal mercato.
Prendiamo ad esempio la formaldeide. Le analisi hanno rivelato quanto segue:
Marca – mg/kg
Il Gufo – 170,2
Miss Blumarine – 94,6
Fix Design (borsa) – 2
Fix Design (giacca) – 41,4
Gucci – 2
Brums – 74,4
Si, è vero. Non è molta la pelliccia utilizzata nei capi per bambini, ma anche quei pochi grammi contengono altre sostanze e in quantitativi preoccupanti, classificate come tossiche o possibili cancerogeni come il PCP Pentaclorofenolo, il TeBT Tetrabutil Stagno, TeCP Tetraclorofenoli, Tetracloro Etilene, metalli pesanti (Cromo III, Alluminio, Piombo), nonché tracce di Idrocarburi Policiclici Aromatici (Pirene, Naftalene, Fenantrene, Fluorantrene).
Stando ai risultati ottenuti, dunque, Brums non sarebbe commercializzabile in Italia a causa dei livelli di Nonilfenolo etossilato né potrebbe esserlo in paesi come la Cina e la Corea a causa dei livelli di Formaldeide. Per questo motivo, dovrebbe essere inibita la commercializzazione di alcuni capi sul territorio italiano, per il mancato rispetto del “Codice del Consumo” (Decreto Legislativo 206/05 – art. 103: definizione di prodotto sicuro), legato alla presenza di residui di sostanze potenzialmente pericolose.
“Le aziende moda devono assumersi la responsabilità di non immettere sul mercato prodotti contaminati potenzialmente pericolosi ed eticamente riprovevoli come le pellicce animali – ha detto in un comunicato Simone Pavesi, responsabile LAV Campagna Pellicce – I consumatori invece, possono limitare l’esposizione a sostanze chimiche potenzialmente pericolose per se stessi e per i propri figli, astenendosi dall’indossare e dall’acquistare prodotti contenenti anche piccole parti in pelliccia animale. La lavorazione delle pelli prevede il maggiore impiego di sostanze chimiche classificate come potenzialmente tossiche e cancerogene. L’uso di formaldeide, alchilfenoli etossilati, metalli pesanti ecc. comporta immissioni di inquinanti atmosferici, dispersione di sostanze che causano eutrofizzazione delle acque, enorme dispendio energetico oltre ad altre implicazioni negative per l’ambiente“.
Per questo la LAV ha rivolto un appello alle aziende coinvolte e al Ministero della Salute, chiedendo il ritiro dal mercato a scopo precauzionale dei prodotti segnalati e la promozione di specifici accertamenti su altri eventualmente ancora in vendita. Ma invita anche le autorità europee a diramare un’allerta RAPEX (Rapid Exchange of Information System of the EU), per avvertire gli altri Paesi Membri della presenza sul mercato continentale di capi d’abbigliamento contaminati.
E soprattutto: porre viene all’uso di pelliccia animale.
Francesca Mancuso
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