Pellicce di Origine Assicurata? Dietro le etichette che cercano di rassicurare il pubblico sul trattamento degli animali allevati e uccisi per le loro pellicce, ci sono volpi con le zampe prive di pelle, costrette a vivere assieme a compagni di gabbia morti e in stato di decomposizione o visoni con ferite alla testa tali che il cervello è visibile ad occhio nudo.
Pellicce di Origine Assicurata? Dietro le etichette che cercano di rassicurare il pubblico sul trattamento degli animali allevati e uccisi per le loro pellicce, ci sono volpi con le zampe prive di pelle, costrette a vivere assieme a compagni di gabbia morti e in stato di decomposizione o visoni con ferite alla testa tali che il cervello è visibile ad occhio nudo.
Sono queste, infatti, due delle molte scene raccapriccianti del nuovo video della PETA, illustrato dalla cantante inglese Paloma Faith. Il filmato offre una triste panoramica degli allevamenti di vari Paesi – tra cui l’Italia, la Francia, la Finlandia e altri – nei quali è stata attuata la strategia ingannevole di marketing dell'”Origine Assicurata” per le industrie delle pellicce.
La classificazione di “Origine Assicurata” fu creata, dopo anni in cui le vendite crollavano, dalla Federazione Internazionale del commercio delle pellicce e da altre ditte del settore, tra cui Saga Furs e KopenhagenFur. Tutte le pellicce delle cosiddette specie approvate, cioè di animali intrappolati o allevati in tutti i 29 Paesi aderenti, possono essere classificate di “Origine Assicurata”, incluse quelle degli animali la cui sofferenza è testimoniata dal video della PETA.
“Tutte le pellicce – sostiene Paloma nel video – sono il prodotto di estrema crudeltà e abuso sugli animali, per questo motivo io scelgo sempre le ecopellicce. Il mercato offre tantissime scelte di ecopellicce, perciò nessuna scusa può essere invocata per strappare la pelliccia dal corpo di un animale”.
Per questo l’associazione ha chiesto a Roberto Cavalli, che vende capi di “Origine Assicurata”, di eliminare l’utilizzo di pellicce, come hanno già fatto altri stilisti quali Vivienne Westwood, Stella McCartney e Calvin Klein. È arrivato il momento di smettere di alimentare una delle industrie più crudeli al mondo.
Roberta Ragni
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