Buone notizie per i consumatori del vecchio continente: gli Stati membri dell'Unione Europea hanno infatti deciso all'unanimità di vietare gli etossilati di nonifenolo (NPE), una sostanza chimica tossica, responsabile dell'inquinamento idrico e dell'alterazione degli ecosistemi acquatici, da tutte le importazioni di abbigliamento.
Buone notizie per i consumatori del vecchio continente: gli Stati membri dell’Unione Europea hanno deciso all’unanimità di vietare gli etossilati di nonifenolo (NPE), una sostanza chimica tossica, responsabile dell’inquinamento idrico e dell’alterazione degli ecosistemi acquatici, da tutte le importazioni di abbigliamento.
Una scelta, quella della UE, attesa da tempo e che fa segnare un importante punto a favore della sostenibilità nel mondo della moda.
Già nel 2011 un report di Greenpeace, Dirty Laundry 2: Hung out to dry, aveva individuato la presenza di NPE in due terzi dei capi di abbigliamento testati, tra cui articoli di brand del calibro di Adidas, Lacoste e Ralph Lauren.
All’epoca, Greenpeace aveva puntato il dito anche contro l’evidente contraddizione insita nelle leggi europee: se infatti l’impiego di NPE era vietato negli articoli prodotti all’interno della UE, lo stesso divieto non valeva per le importazioni, generando una sorta di doppio standard o di “scorciatoia commerciale”. Sul mercato europeo, infatti, potevano comunque arrivare prodotti finiti contenenti tale sostanza, purché realizzati altrove: un assurdo normativo che permetteva, di fatto, di aggirare il divieto, generando concorrenza sleale e mettendo a rischio, ancora una volta, la salute dell’ambiente.
La decisione appena presa dagli Stati UE permette finalmente di sanare tale situazione, decretando la definitiva messa al bando di una sostanza dannosa soprattutto per gli ecosistemi acquatici.
“I responsabili politici della UE e milioni di consumatori hanno inviato un messaggio chiaro: le sostanze chimiche pericolose non appartengono al nostro abbigliamento.” – ha commentato Yixiu Wu, attivista di Greenpeace responsabile della campagna Detox per il Sud-Est asiatico – “Per i Paesi produttori, come la Cina, di cui l’Europa è da oltre un decennio il maggiore partner commerciale, l’esportazione verso il mercato UE dei propri prodotti tessili è fondamentale e il tempo per eliminare gradualmente l’NPE stringe. L’industria tessile cinese ha bisogno di progredire nell’identificare e mettere al bando dai propri prodotti le sostanze chimiche nocive, altrimenti finirà per perdere un mercato chiave.“
L’NPE, molto diffuso nell’industria tessile e utilizzato soprattutto nella tintura dei tessuti, per renderli più vividi e sgargianti, inquina le acque e ne compromette gravemente gli ecosistemi. Disperdendosi nell’ambiente attraverso i primi lavaggi dei capi di abbigliamento che lo contengono, l’NPE degrada infatti in altre sostanze: tra queste vi è il nonifenolo (NP), che si accumula nei pesci e che, anche a basse concentrazioni, interferisce con il loro sistema endocrino, danneggiandone la fertilità, la crescita e lo sviluppo sessuale.
E per quanto riguarda gli esseri umani? Quali sono i rischi per la loro salute? Su questo fronte, è possibile tirare un sospiro di sollievo: uno studio pubblicato dall’Agenzia dell’Ambiente danese ha concluso che la presenza di NPE negli abiti non comporta rischi per la salute umana.
La messa al bando dell’NPE è solo una tappa del più lungo e complesso percorso di “liberazione” della moda dalle sostanze tossiche di cui Greenpeace si è fatta promotrice negli ultimi anni.
“Centinaia di migliaia di sostenitori hanno invitato marchi di grido quali Gap, Nike e Diesel a ripulire la propria catena di approvvigionamento.” – ha aggiunto in proposito Yixiu Wu – “Si tratta di una grande vittoria per un futuro pulito, libero da sostanze tossiche. Greenpeace chiede ai marchi e ai loro fornitori di diventare leader di un futuro atossico, eliminando tutte le sostanze chimiche pericolose, in ogni forma, dalle loro catene di approvvigionamento e dai loro prodotti.“
La Commissione europea dovrebbe approvare e formalizzare il divieto nelle prossime settimane: la messa al bando dell’NPE avrà effetto entro cinque anni, per dare tempo ai brand del mondo della moda di mettersi in regola.
Anche se c’è ancora molta strada da compiere nel cammino verso una moda atossica e davvero sostenibile, grazie alla scelta appena compiuta dai Paesi UE i consumatori europei potranno presto acquistare i propri capi di abbigliamento preferiti avendo la certezza di non contribuire, con tale gesto, alla dispersione nell’ambiente di una sostanza dannosa e altamente inquinante.
Lisa Vagnozzi
Fonte foto: guim.co.uk
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