La generazione Z è “dipendente” dallo shopping fast fashion (nonostante affermi di preoccuparsi dell’ambiente)

Sono ben consapevoli dei danni provocati dalla fast fashion, eppure continuano a esserne sedotti (e a comprare): è il paradosso della GenZ, ovvero dei nati fra la fine degli anni '90 e il primo decennio del nuovo millennio

Seguono un’alimentazione vegetariana o addirittura vegana, partecipano a mobilitazioni a sostegno dell’ambiente, fanno scelte di vita sostenibili – eppure i ragazzi della generazione Z sono ancora dipendenti dalla fast fashion.

Lo dimostra un recente rapporto di ThredUp, negozio online di abbigliamento e accessori di seconda mano: nonostante la maggioranza affermi di voler fare acquisti in modo più sostenibile (65%), un terzo degli intervistati ha dichiarato di essere dipendente dalla fast fashion.

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Il report

L’industria della moda, nel suo insieme, è il secondo più grande consumatore di acqua ed è responsabile dal  2% all’8% delle emissioni globali di carbonio.

Più di altre generazioni, la generazione Z è propensa ad affermare che la crisi climatica è la sua principale preoccupazione – sia attraverso le discussioni virtuali che avvengono sui social che attraverso l’adozione di buone pratiche di sostenibilità.

Tuttavia, i nati fra il 1997 e il 2012 continuano a costituire gran parte degli acquirenti della fast fashion, nonostante l’impatto ambientale del settore sia noto a tutta la generazione.

In particolare, leggendo i risultati dell’indagine, emerge che:

  • il 35% degli intervistati dichiara di sprecare ancora troppo tempo e troppi soldi nell’acquisto di prodotti fast fashion
  • il 45% ammette che è difficile resistere alle offerte e alle promozioni della fast fashion
  • il 40% dichiara di frequentare portali di fast fashion almeno una volta al giorno
  • il 72% degli studenti intervistati (quasi 4 su 5) ammette di aver acquistato uno o più prodotti di fast fashion nell’ultimo anno.

Insomma, pur essendo ben consapevole dei danni provocati da un’industria della moda sempre più veloce – in termini ambientali, economici ed etici (per le condizioni di profondo sfruttamento della manodopera) – la GenZ non riesce a resistere alla seduzione di moda usa e getta.

Ecco allora che proliferano i giovanissimi influencer che, grazie al tam-tam sui social, diffondono la loro passione per i brand di fast fashion, influenzando le scelte di acquisto di migliaia di followers in tutto il mondo.

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Fonte: ThredUp

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