Pericolosi come il morso di uno squalo. Sono i guanti creati dal designer Sruli Recht, provvisti di migliaia di ami che, una volta introdotta la mano, la trafiggerebbero al primo tentativi di rimuoverli. Degno di uno dei peggiori meccanismi architettati dall’enignista della saga di film horro “Saw”, questo accessorio d’alta moda riserva una sorpresa ancora più cruenta: è realizzato con pelle di squalo.
Pericolosi come il morso di uno squalo. Sono i guanti creati dal designer Sruli Recht, provvisti di migliaia di ami che, una volta introdotta la mano, la trafiggerebbero al primo tentativio di rimuoverla. Degno di uno dei peggiori meccanismi architettati dall’enigmista della saga di film horror “Saw”, questo accessorio riserva una sorpresa ancora più cruenta: è realizzato con pelle di squalo.
Dall’esterno, l’oggetto di “alta moda” si presenta come un piacevole e morbido paio di guanti in pelle, ma c’è una sorpresa spinosa all’interno per aspiranti indossatori. L’eccentrico designer ha inserito, infatti, migliaia di ganci affilati, indirizzati verso l’interno. Ciò significa che i guanti sono facili da indossare, ma letteralmente “dolorosi” da togliere.
“Quando si infila la mano, si scopre che le spine, tutte dirette verso l’interno, la bloccano come decine di migliaia di ami da pesca. Se si tenta di rimuoverla, le migliaia di spine morderanno la pelle. Potete mettere i guanti, ma rimuoverli significherebbe tagliarsi. Questi sono guanti per la vita – l’impegno ultimo e definitivo”, scrive l’eccentrico designer sul suo sito web.
E se pensate che la stravagante idea abbia un qualche minimo obiettivo di sensibilizzazione sulla tragica situazione degli squali resterete delusi. Si tratta solo di una macabra invenzione, disponibile al costo di ben 950 dollari. Tanto vale la vita degli squali sacrificati per realizzare l’accessorio. E la salute della mano che, una volta intrappolata, verrebbe liberata solo dopo un doloroso strappo della pelle.
Come è nata? Lo racconta sempre Sruli Recht: “un giorno fuori il mio studio ho visto un camion che trasportava qualcosa di scintillante. Il mio cervello ha creduto che fossero reti da pesca… Ma una vocina nella mia testa non era d’accordo […]. Ho seguito il camion fino a quando non si è fermato. E cosa c’era sopra? Cinque bestie puzzolenti, enormi, bagnate e morte”. Di “artisti” cruenti ne avevamo già visti altri, ma questo, ahinoi, rischia di superare gli altri…
Roberta Ragni
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