Approvata dalla Camera bassa francese la legge contro il fast fashion mirata a ridurre l’impatto ambientale dei vestiti a basso costo con divieti di pubblicità e imposta ambientale
La Francia si sta ergendo come pioniere nella lotta contro il fast fashion, proponendo una legislazione mirata a ridurre l’impatto ambientale dei vestiti a basso costo. Questa mossa, che potrebbe rivoluzionare l’industria di questo settore a livello globale, arriva dalla città di Parigi, celebre capitale dell’alta moda che insieme ad altre metropoli come New York, Milano e Londra costituisce le big four della moda mondiale.
La proposta di legge approvata recentemente alla Camera bassa francese segna un passo significativo nella regolamentazione del settore tessile, prendendo di mira i marchi del fast fashion come Shein e Temu. Le due misure chiave della legge comprendono il divieto di pubblicità per tessuti economici e l’applicazione di un’imposta ambientale sui capi a basso costo.
La deputata Anne-Cecile Violland, esponente del partito di Emmanuel Macron, ha sottolineato che l’industria tessile rappresenta attualmente il 10% delle emissioni di gas serra e costituisce un grave spreco di risorse, come l’acqua. In particolare aziende come Shein che producono migliaia di nuovi capi ogni giorno sono una fonte significativa di impatto ambientale negativo.
Cosa prevede la legge contro il fast fashion
La legge proposta prevede che i produttori di fast fashion informino i consumatori sull’impatto ambientale della loro produzione. Inoltre, sarà introdotto un sovrapprezzo legato all’impronta ecologica di ogni capo, che partirà da cinque euro e aumenterà a dieci euro entro il 2030. Tuttavia questo addebito non potrà superare il 50% del prezzo di vendita al dettaglio.
I proventi derivanti dalla tassa saranno utilizzati per sovvenzionare produttori di abbigliamento sostenibile, al fine di favorire una competizione più equa nel settore. Il rapporto State of Fashion 2024 ha però avvertito che la concorrenza tra colossi dell’e-commerce come Shein e Temu potrebbe portare a un aumento del consumo di abbigliamento a basso costo.
Tuttavia alcuni critici si oppongono alla proposta, temendo che il divieto di pubblicità per i prodotti tessili possa segnare la fine della moda stessa. Nonostante le controversie, l’iniziativa della Francia segna un importante passo avanti nella promozione di una moda più sostenibile e consapevole dell’ambiente, che tiene conto delle implicazioni sociali ed ecologiche del settore tessile.
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Fonte: Assemblea Nazionale Francese
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