Fashion Crimes: non solo deforestazione, l’inchiesta che svela tutte le atrocità di H&M e Zara in Brasile

È bufera sulla certificazione di sostenibilità di filiera Better Cotton: da un’indagine di Earthsight emerge che gran parte della filiera del cotone nel Cerrado, in Brasile, ha impatti sociali e sulla biodiversità anche gravi. E non solo: anche i jeans, le felpe, i pantaloncini o i calzini di H&M e Zara venduti in Italia sono stati collegati alla deforestazione illegale su larga scala, all'accaparramento di terre, alla violenza e alla corruzione

Accaparramento di terre, violenze, corruzione: i colossi della fast fashion sono artefici (anche) della deforestazione illegale su larga scala, soprattutto in Brasile, e a tutti gli abusi che ne conseguono. E il bello è che, in un attimo, tutto è terribilmente collegato – com’è ovvio – anche ai capi che acquistiamo in Italia.

Sono 800mila, infatti, le tonnellate di cotone contaminato riconducibili ad aziende produttrici di capi di abbigliamento popolari venduti qui da noi. È quanto emerge  dall”indagineFashion Crimes, i giganti europei della vendita al dettaglio legati allo sporco cotone brasiliano” della ONG investigativa britannica Earthsight, che ha tirato i fili che legano il fast fashion al boom della produzione brasiliana di cotone per l’esportazione.

Leggi anche: Da Zara a Ralph Lauren, sai che molti dei vestiti che indossi sono prodotti dagli schiavi Uiguri? Lo studio che smaschera i marchi importati in Ue

Earthsight ha rintracciato 816mila tonnellate di cotone dalle tenute indagate alle 8 aziende asiatiche che hanno prodotto almeno 10 milioni di capi di abbigliamento finiti e articoli per la casa in dodici mesi per i negozi H&M e/o Zara in Italia, nonché per i marchi gemelli di Zara: Bershka, Pull&Bear e altri.

In  Italia, H&M possiede oltre 160 negozi che generano il 3% delle sue vendite globali. Zara e i marchi gemelli di proprietà di Inditex, hanno 334 negozi in Italia, al secondo posto più in alto di tutti gli altri Paesi.

Il report

Per più di un anno, la ONG ha analizzato immagini satellitari, registri di spedizione e sentenze dei tribunali per tenere traccia di “quasi un milione di tonnellate di cotone contaminato da alcune delle tenute più famose del Brasile fino ai produttori di abbigliamento in Asia che sono i fornitori dei due più grandi rivenditori di moda del mondo“.

Di proprietà di alcune delle famiglie più ricche del Brasile, le aziende agricole su scala industriale sono tra i maggiori produttori di cotone del Paese. Hanno una lunga storia di ingiunzioni giudiziarie, sentenze di corruzione e milioni di dollari di multe legate alla bonifica di circa 100mila ettari di natura selvaggia del Cerrado, vasta regione di altipiani che copre un quarto del Brasile e ospita il 5% di tutte le specie del mondo, tra cui il formichiere gigante e l’armadillo gigante.

Oltre la metà del Cerrado è stata bonificata per l’agricoltura su larga scala, soprattutto negli ultimi decenni. Secondo le stime del Governo brasiliano, la distruzione crea impatti climatici equivalenti a 50 milioni di auto in più sulla strada ogni anno. Centinaia di specie rischiano oggi l’estinzione a causa della perdita di habitat e ogni anno, miliardi di litri di acqua dolce vengono deviati verso i campi di cotone che vengono cosparsi di 600 milioni di litri dei pesticidi più velenosi.

deforestazione cerrado

@Earthsight

La situazione sta peggiorando: lo scorso anno la deforestazione è aumentata del 43%. Quasi tutto è illegale, sgomberato da poche mega-proprietà che rappresentano solo l’1% di tutte le proprietà rurali. Il Cerrado viene sacrificato all’agricoltura industriale per risparmiare l’Amazzonia, dicono gli ecologisti.

I metodi “smash and grab” utilizzati dalle più grandi aziende esaminate sono tipici dei produttori orientati all’esportazione, afferma Earthsight. Il Brasile ha aumentato drasticamente la produzione di cotone negli ultimi decenni, quasi tutta nel Cerrado, dove ora viene coltivato abitualmente in rotazione con la soia. Si prevede che entro il 2030 il Brasile supererà gli Stati Uniti diventando il più grande esportatore di cotone al mondo.

Con la crescita del cotone, le comunità tradizionali sono diminuite. Un rovinoso mix di corruzione, avidità, violenza e impunità ha portato al palese furto di terre pubbliche e all’espropriazione delle comunità locali.

Better Cotton e le certificazioni fasulle (sì, è greenwashing)

Secondo le indagini, tutto il cotone contaminato rintracciato da Earthsight è stato certificato come sostenibile da Better Cotton (BC): la maggior parte dei prodotti H&M e Zara sono realizzati con cotone BC, il che li rende di gran lunga i maggiori utilizzatori di BC al mondo, e quasi la metà di tutta la BC proviene dal Brasile.

Se avete vestiti di cotone, asciugamani o lenzuola di H&M o Zara, probabilmente sono macchiati del saccheggio del Cerrado – dice Sam Lawson, direttore di Earthsight. Queste aziende parlano di buone pratiche, responsabilità sociale e sistemi di certificazione, affermano di investire in tracciabilità e sostenibilità, ma tutto questo ora sembra falso quanto le loro vetrine nelle strade principali. È ormai molto chiaro che i crimini legati ai beni che consumiamo devono essere affrontati attraverso la regolamentazione, non attraverso le scelte dei consumatori. Ciò significa che i legislatori dei Paesi consumatori dovrebbero mettere in atto leggi forti con un’applicazione rigorosa. Nel frattempo, gli acquirenti dovrebbero pensarci due volte prima di acquistare il prossimo capo di abbigliamento in cotone.

Le norme

Un nuovo regolamento europeo sulla deforestazione obbliga le aziende a far risalire alcune materie prime alla produzione che deve essere legale e contro la deforestazione, ma non riguarda il cotone. La direttiva UE sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (CSDDD) dovrebbe essere finalizzata ad aprile o maggio.

L’Italia ha bloccato le norme che impongono alle aziende di pagare bonus ai dirigenti per aver portato avanti con successo i piani di transizione climatica. L’Italia è stata anche tra gli Stati membri che hanno esercitato con successo pressioni per rimuovere dalla legge i requisiti sul dovere di diligenza che avrebbero costretto le aziende a monitorare lo smaltimento, lo smantellamento e il riciclaggio dei prodotti, nonché il compostaggio e lo smaltimento in discarica.

La replica del Gruppo Inditex

A seguito della pubblicazione dell’articolo, abbiamo ricevuto la replica del Gruppo Inditex – società spagnola proprietaria di marchi come Zara e Bershka – che riportiamo di seguito:

In Inditex prendiamo molto sul serio le accuse contro Better Cotton, che vieta severamente nei suoi requisiti pratiche come l’accaparramento dei terreni e la deforestazione. Per questo motivo, dopo essere venuti a conoscenza dei fatti tramite la ONG Earthsight, abbiamo invitato l’organizzazione a condividere il più presto possibile il risultato della ricerca indipendente condotta e le misure necessarie per garantire una certificazione di cotone sostenibile che rispetti gli standard più elevati.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook