Fa’ la cosa giusta 2010!: cronaca di un successo “Critical” (fashion)

La settima edizione di Fa' la cosa giusta! si è chiusa domenica con un bilancio decisamente positivo: il comunicato finale parla infatti di 65 mila visitatori, il 30% in più rispetto allo scorso anno, che hanno affollato i padiglioni di FieraMilanoCity. Noi di greenMe.it questa fiera ce la siamo goduta dal principio alla fine, curiosando, assaggiando, conoscendo persone nuove e interessanti. Ma sapete dov'è che abbiamo lasciato il cuore? Certo che lo sapete: tra gli stand di Critical Fashion, la sezione speciale e anima glamour della fiera, perfettamente all'altezza del suo ruolo da protagonista.

Qualcuno ne dubitava? Certo che no. Le aspettative erano alte e i risultati non sono stati da meno. La settima edizione di Fa’ la cosa giusta! si è chiusa domenica con un bilancio decisamente positivo: il comunicato finale parla infatti di 65 mila visitatori, il 30% in più rispetto allo scorso anno, che hanno affollato i padiglioni di FieraMilanoCity. Anche troppo affollato, forse: la calca degli orari di punta ha messo a dura prova la determinazione di molti, ma in fondo anche questo era nelle aspettative: è il prezzo del successo.

Noi di greenMe.it questa fiera ce la siamo goduta dal principio alla fine, curiosando, assaggiando, conoscendo persone nuove e interessanti. Ma sapete dov’è che abbiamo lasciato il cuore? Certo che lo sapete: tra gli stand di Critical Fashion, la sezione speciale e anima “glamour” della fiera, perfettamente all’altezza del suo ruolo da protagonista.

Piazza_Critical_Fashion

Centinaia di persone ogni giorno si sono raccolte intorno alla Piazza Critical Fashion, comoda con i suoi simpatici pouf di Crearicrea, per riposare, scambiare due chiacchiere o lasciarsi coinvolgere da uno dei laboratori creativi a tema.

Perché fare shopping, si sa, è un piacere. Farlo “etico” ancora di più. Ma vuoi mettere creare una borsetta con le tue mani? Unica, irripetibile (anche nelle imperfezioni) e “imbastita” di consapevolezza. É quello che ci raccontano i ragazzi di Serpica Naro, il collettivo dei precari della moda che in fiera ha realizzato il workshop Make your own shopper and/or topbag: se ci provi con le tue mani, se capisci cosa significa produrre un capo, dal cartamodello alla macchina da cucire, magari domani guarderai con altri occhi le vetrine. Un piccolo passo per capire un po’ di più cosa c’è dietro al mercato della moda, alle passerelle, alle etichette.

SerpicaNaro2

Nei workshop tante ragazze, qualche uomo, diverse signore. “Partecipano un po’ tutti – ci spiega Maresa, una delle ragazze che anima le attività  – dai bambini, spesso più abili e disinvolti di tanti adulti, alle signore che ritrovano il gusto ormai un po’ retrò del cartamodello. Generazioni che si incontrano tra le forbici e il filo per imbastire. Divertendosi“.

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E anche questo è Critical Fashion, anzi è quello che ci piace di più.

Se per caso avete partecipato al workshop e ne siete usciti con una bella borsetta fiammante, saremmo proprio curiosi di vederle. E per concludere, restando in tema, vi confessiamo che anche noi di greenMe.it abbiamo contribuito a qualche creazione.

GarbageLab

A dire il vero noi ci abbiamo messo solo la materia prima, ovvero il colorato roll-up con le mucche che decorava il nostro stand. A trasformarlo in sfiziosi accessori, invece, ci penseranno i ragazzi di Garbage Lab, specializzati nel recupero e riutilizzo dei teloni in PVC. E noi non vediamo l’ora di scoprirne il risultato!

stand_greenMe

Per concludere, non poteva mancare il commento soddisfatto di Chiara Righi, la responsabile Marketing di Fa’ la cosa giusta! nonché  la “mamma” di Critical Fashion che questa sezione l’ha voluta, ideata e messa in piedi:Il successo di Critical fashion ha dimostrato le tesi che ci hanno spinto a realizzarla: la moda critica in Italia non solo c’è, ma soprattutto è composta di realtà vivacissime che producono abbigliamento e accessori dall’alto valore etico ed estetico. Il pubblico ha accolto con grande entusiasmo questa novità facendoci sperare che, in futuro, Critical fashion possa crescere di dimensioni e di livello dimostrando sempre più che la sostenibilità può essere una valida scelta alla portata di tutti

Foto e testi: Maura Tomei

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