Danimarca: dove le aziende tessili devono essere green per legge!

I Paesi del nord Europa hanno sempre avuto un occhio di riguardo per l’ambiente, ma questa volta hanno superato ogni possibile previsione in tema di eco-sostenibilità. Il Ministero dell'Ambiente danese Karen Ellemann ha recentemente siglato un accordo per mettere nero su bianco, in modo chiaro e ufficiale, l’intenzione di percorrere la strada del commercio etico e green. Come?

I Paesi del nord Europa hanno sempre avuto un occhio di riguardo per l’ambiente, ma questa volta hanno superato ogni possibile previsione in tema di eco-sostenibilità. Il Ministero dell’Ambiente danese Karen Ellemann ha recentemente siglato un accordo per mettere nero su bianco, in modo chiaro e ufficiale, l’intenzione di percorrere la strada del commercio etico e green. Come?

Educando le imprese – in particolare quelle dell’imprese ad essere responsabili delle loro azioni, sia nei confronti di chi lavora, con uno occhio al rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, sia nei confronti dell’ambiente, facendo attenzione alle fasi di lavorazione e produzione industriale.

Per rendere possibile tutto questo però, Ellemann è partita da zero con l’obiettivo di indottrinare i datori di lavoro e ha preparato una guida, realizzata in collaborazione con la Ethical Trading Initiative (DIEH), dedicata alle piccole e medie imprese della Danimarca del settore tessile, dove viene suggerito il percorso ideale da svolgere per produrre in modo etico ed eco-sostenibile.

Ma non è tutto. Nel prezioso vademecum c’è anche un’apposita sezione dedicata alle merci di importazione e alle aziende estere che forniscono materie prime alle realtà produttive danesi. In pratica, le aziende nordiche dovranno effettuare un’analisi anche dei comportamenti e delle logiche produttive dei partner esteri e qualora questi non si rivelassero in linea con i principi di etica ed eco-sostenibilità voluta dal governo danese, possono essere tranquillamente boicottate e sostituite da altre.
E che ne sarà delle aziende cinesi? Non sarebbe una buona idea tradurre e distribuire questo vademecum alle aziende di tutto l’Occidente?

Verdiana Amorosi

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