Cuoio e pelle vegetale coltivata nei laboratori il futuro dell’eco-fashion?

La richiesta di tessuti biologici ed ecologici per la realizzazione di abiti è decisamente cresciuta negli ultimi anni, aprendo la strada a cotone biologico, fibre tessili in bambù e fibre sintetiche realizzate a partire da rifiuti come la plastica riciclata. Un’ulteriore passo avanti in tal senso potrebbe essere segnato dalla fabbricazione in laboratorio di un nuovo materiale: della pelle vegetale morbida e resistente, adatta alla produzione sia di capi d’abbigliamento che di tessuti.

La richiesta di tessuti biologici ed ecologici per la realizzazione di abiti ed accessori è decisamente cresciuta negli ultimi anni, aprendo la strada a cotone biologico, fibre tessili in bambù e fibre sintetiche realizzate a partire da rifiuti come la plastica riciclata. Un’ulteriore passo avanti in tal senso potrebbe essere segnato dalla fabbricazione in laboratorio di un nuovo materiale: della pelle vegetale morbida e resistente, adatta alla produzione sia di capi d’abbigliamento che di tessuti.

Tale nuova prospettiva nasce dalle ricerche condotte presso la University of the Arts di Londra, da parte Suzanne Lee, ricercatrice ed autrice del libro “Fashioning the Future: Tomorrow’s Wardrobe” nel quale viene esplorato il futuro della moda, con particolare attenzione ai materiali a cui le nuove tendenze si dovranno presto adattare all’insegna di una maggiore sostenibilità dell’industria della moda.

La creazione della nuovo tessuto, battezzato come “cuoio vegetale”, ha ricevuto il sostegno dell’azienda britannica BioCouture e potrà vantare la propria capacità di produrre un nuovo tessuto in maniera davvero singolare e praticamente ad emissioni inquinanti molto vicine allo zero. Di esse rimarrebbe unicamente una piccola traccia, rispetto all’inquinamento prodotto dai comuni processi di manifattura dei tessuti.

Lee ha impiegato una coltura di lieviti e batteri per realizzare un tessuto simile alla cellulosa ed il cui aspetto lo avvicina molto a quella che potrebbe essere definita come pelle vegetale. Per la produzione del tessuto vengono inaspettatamente utilizzate sostanze naturali come zucchero e tè verde, a partire dalle quali l’azione di lieviti e batteri permette la creazione di un tessuto utilizzabile nel campo dell’abbigliamento. La sua produzione sarebbe molto più sostenibile di quella dei tessuti in cotone, che ogni anno nel mondo richiede l’utilizzo di oltre 200 miliardi di litri d’acqua ed un ingente impiego di energia elettrica.

Fonte Foto: Ecofriend.com

Fonte Foto: Ecofriend.com

Il procedimento per la fabbricazione del nuovo tessuto permette inoltre che esso sia completamente vegetale e privo di sostanze tossiche (ricordiamo ad esempio i residui di pesticidi che possono interessare i tessuti in cotone non biologico), oltre che compostabile al 100%. L’impiego di acqua viene limitato allo stretto necessario e la tintura dei tessuti avviene mediante l’impiego di ingredienti vegetali, come barbabietole e mirtilli. Il progetto promosso da Suzanne Lee e da BioCouture è stato tra i protagonisti della London Design Week 2011, promuovendo un felice accordo tra mondo della moda e sostenibilità ambientale.

Marta Albè

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