La California diventa ufficialmente il primo stato americano a mettere al bando il commercio di pellicce diventando così fur free. Addio dunque ad allevamenti dell’orrore.
La California diventa ufficialmente il primo stato americano a mettere al bando il commercio di pellicce diventando così fur free. Addio dunque ad allevamenti dell’orrore.
Pellicce fuori legge, adesso è ufficiale. Il Wildlife Protection Act del 2019 è stato firmato dal governatore Gavin Newsom mercoledì scorso e proibisce di fatto la cattura e l’allevamento a scopo commerciale di animale destinati a diventare pellicce. Una buona notizia per volpi, furetti, visioni e via dicendo di cui spesso vediamo immagini strazianti. Rinchiusi in piccole gabbie, al buio e con comportamenti da automi, questi animali vengono stremati fino alla loro morte.
Ma la California dice finalmente basta.“Una pratica crudele, ovviamente e le pellicce sono inutili e costose”spiega la deputata Lorena Gonzalez, prima firmataria della proposta di legge che dice addio alla cattura e l’allevamento.
Sebbene per anni il mercato commerciale delle pellicce abbia spopolato, negli ultimi anni, il trend è calato. Secondo Gonzales, la domanda è diminuita e addirittura gli allevatori non arrivano a fine mese. Le pellicce non piacciono più e fortunatamente per gli animali selvatici, vittime di un commercio inutile. Prossimo passo sarà quello di vietare la vendita di accessori e vestiti fatti con la pelliccia di animali.
“C’è stato un vero cambiamento di atteggiamento nei confronti degli animali”, continua Gonzalez.
D’altronde gli orrori degli allevamenti sono sotto gli occhi di tutti, centinaia di animali strangolati, colpiti o picchiati a morte, con un’unica attenzione,quella per la pelliccia da scuoiare.
Negli ultimi due decenni, gli animalisti hanno fatto pressione sulle istituzioni e contro gli allevatori.
“La firma di questa legge è il risultato di un cambiamento di opinione e di una maggiore consapevolezza rispetto alla crudeltà verso gli animali”, chiosa Judie Mancuso, fondatrice e presidente di Social Compassion in Legislis.
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Dominella Trunfio