Bio-trimmings. No agli sprechi alimentari. Sembra essere questo lo slogan alla base del progetto della stilista londinese Hoyan Ip, che ha trovato il modo di realizzare accessori alla moda a partire dagli scarti di cibo. I progetti da lei realizzati non hanno nulla da invidiare nel design ai prodotti ideati da parte delle case di moda più famose, mettendo in discussione proprio queste ultime insieme agli sprechi derivanti sia dall’industria dell’abbigliamento che dalla produzione alimentare.
No agli sprechi alimentari. Sembra essere questo lo slogan alla base del progetto della stilista londinese Hoyan Ip, che ha trovato il modo di realizzare accessori alla moda a partire dagli scarti di cibo. I progetti da lei realizzati non hanno nulla da invidiare nel design ai prodotti ideati da parte delle case di moda più famose, mettendo in discussione proprio queste ultime insieme agli sprechi derivanti sia dall’industria dell’abbigliamento che dalla produzione alimentare.
Bio-trimmings è un progetto nato per mettere in relazione gli ingenti sprechi purtroppo costantemente in atto in entrambi gli ambiti, a causa di una sovraproduzione rispetto alla reale domanda, per via delle disattenzioni messe in campo lungo il ciclo produttivo o dagli stessi consumatori, o provocati dalla fast-fashion, che crea un’insieme di tendenze così rapide nel loro propagarsi e crollare da generare un accumulo di rifiuti e materiali di scarto da non sottovalutare.
Con gli scarti di cibo si può creare moda, sostiene Hoyan Ip, grazie alla realizzazione di accessori tanto curiosi da ammirare quanto capaci di una vera e propria provocazione nei confronti delle due industrie che possono considerarsi alla base della società dei consumi. Del resto, di alimenti e di abiti non potremmo mai fare a meno, per via di esigenze di vita primarie e sociali. Per abitudine, purtroppo, spesso non ci rendiamo conto di come possano esistere delle alternative e di come i prodotti messi in vendita da grandi aziende e multinazionali non rappresentino l’unica soluzione.
Nel realizzare borse, spille, gioielli e bottoni a partire dagli scarti alimentari, la stilista londinese mette a fuoco lo stretto legame tra due realtà produttive in costante crescita e sugli sprechi da esse generati. Per la produzione di accessori, metallo e plastica dovrebbero essere sostituiti, a suo parere, da materiali in grado di generare un minore impatto sull’ambiente. Utilizzare gli scarti di cibo rappresenta un esempio provocatorio di quanto viene accumulato ogni giorno nelle discariche senza suscitare sufficiente preoccupazione e di come il recupero di materiali di scarto potrebbe rispondere alle nostre necessità di consumo e di acquisto, permettendo di non ricorrere a nuove materie prime. Un concetto sul quale sarebbe necessario lavorare e riflettere per ottenere un futuro maggiormente sostenibile.
Marta Albè