Anche Leonardo DiCaprio sostiene il Fashion Sustainability and Social Accountability Act (Fashion Act), un progetto di legge di New York che mira a rivoluzionare la moda rendendola finalmente più sostenibile ed etica
Il settore della moda ha tanti punti deboli e noi di greenMe ne parliamo spesso. La fast fashion (ma spesso anche la moda di lusso) causa sprechi insostenibili, inquina e tratta male i suoi lavoratori, tutti temi su cui riflettere e situazioni da cambiare al più presto.
Forse non avete però mai sentito parlare di un’iniziativa interessante nata negli Usa che punta a rivoluzionare il settore della moda, rendendola più sostenibile ed etica. Parliamo del Fashion Sustainability and Social Accountability Act, noto come Fashion Act, che vede come testimonial d’eccezione Leonardo DiCaprio che ha recentemente ricordato gli obiettivi di questa iniziativa, invitando all’azione i suoi fan, in un post su Instagram.
Cos’è il Fashion Act e quali sono i suoi obiettivi
Si tratta di un vero e proprio disegno di legge (potete vederlo QUI), attualmente in fase di valutazione da parte della commissione legislativa dello Stato di New York, che ha il potenziale di influenzare non solo le aziende che operano negli Stati Uniti ma anche le altre a livello globale, Italia inclusa.
Come ricorda Leonardo DiCaprio nel suo post:
Tra i sostenitori del disegno di legge, che sollecitano il governatore a firmare, figurano non solo organizzazioni per la giustizia ambientale e leader sindacali all’interno della catena di fornitura, ma anche marchi, aziende di innovazione e fornitori internazionali e con sede a New York che riconoscono di dover essere regolamentati e lo considerano un vantaggio per l’economia dello Stato, per il clima globale e per i diritti umani.
Il Fashion Act, che si applicherà a tutte le aziende di moda con un fatturato superiore ai 100 milioni di dollari con sede entro i confini di New York o che fanno affari lì, si propone degli obiettivi molto ambizioni. Tra questi imporre alle aziende del settore della moda di tracciare e monitorare almeno il 50% della loro catena di approvvigionamento, a partire dalle aziende agricole da cui provengono le materie prime passando per fabbriche e spedizioni.
Niente più scarica barile, insomma, le aziende sono responsabili di quello che accade lungo tutta la filiera.
Un processo che richiederà alle imprese di valutare anche l’impatto ambientale, considerando aspetti come le emissioni di gas serra (in conformità con gli obiettivi fissati dagli Accordi sul clima di Parigi ), il consumo di acqua e l’uso di sostanze chimiche.
Inoltre, le aziende dovranno fissare obiettivi specifici per ridurre i consumi energetici e le emissioni, comunicando dettagliatamente la provenienza delle materie prime e la percentuale di materiali riciclati utilizzati.
Dal punto di vista etico e sociale, il Fashion Act richiederà di rendere ben note le condizioni di lavoro e le retribuzioni dei lavoratori, garantendo che siano almeno in linea con il salario di sussistenza.
Le aziende avranno 12 mesi per conformarsi alla direttiva (18 mesi per la divulgazione delle informazioni sull’impatto) e chi non rispetta questi requisiti rischia multe fino al 2% dei ricavi annui.
Ma come stanno reagendo alla proposta gli operatori di settore? Molti brand internazionali e le imprese della filiera stanno cercando di capire come eventualmente adeguarsi alle nuove richieste. La legge, tra l’altro, si intreccerà con la direttiva europea sulla due diligence, che prevede la vigilanza da parte delle aziende sulle questioni ambientali, sociali e di governance.
Il Fashion Act, con il supporto di personalità note come Leonardo DiCaprio (ma anche Jane Fonda, Cameron Diaz e Andie MacDowel) e l’adozione di strumenti tecnologici innovativi, potrebbe rappresentare davvero una svolta fondamentale per l’industria della moda, spingendo le aziende verso pratiche più sostenibili ed etiche. Potrebbe poi favorire anche la nascita di normative simili in altri Paesi.
Ci auguriamo davvero che per il settore della moda si apra presto una nuova era fatta di responsabilità sociale e ambientale.
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Fonte: Fashion Act
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