Stop alle pellicce animali! È questo il nuovo motto di Asos.com, il più grande sito di e-commerce britannico di moda e cosmetici, che ha deciso di diventare fur-free, rinunciando alla commercializzazione di capi di abbigliamento e accessori prodotti con pelle o peli di animali.
Stop alle pellicce animali! È questo il nuovo motto di Asos.com, il più grande sito di e-commerce britannico di moda e cosmetici, che ha deciso di diventare fur-free, rinunciando alla commercializzazione di capi di abbigliamento e accessori prodotti con pelle o peli di animali.
Il sito attualmente vende oltre 40.000 prodotti per donna, come abiti, calzature, gioielli e accessori di bellezza, e per uomo, come jeans, scarpe e camicie, commercializzando capi di abbigliamento e accessori sia con il proprio marchio che con quello di altre aziende. Ma da quest’anno ha deciso di dare una svolta importante, rinunciando formalmente alla vendita di abiti o accessori realizzati con pellicce animali. Per aderire allo Standard Internazionale Fur-Free, promosso anche in Italia dalla Lav.
“Si tratta di un risultato importante – ha commentato soddisfatto Simone Pavesi, responsabili Lav Campagna pellicce – perché significa che tutti i capi di abbigliamento e gli accessori che oggi e in futuro saranno commercializzati tramite la rete Asos dovranno essere privi di pelliccia animale. Ciò avrà inevitabili e positive ripercussioni sulle scelte stilistiche di migliaia di aziende”.
La scelta di Asos si inserisce nel suo più ampio programma di “svolta green”: a luglio 2008, ha aderito al codice base della Ethical Trade Initiative (ETI) per l’intera catena di fornitori in tutto il mondo; a marzo 2009, è entrata a far parte dell’ETI, un’alleanza di imprese, sindacati e organizzazioni volontarie unite per migliorare la vita e le condizioni lavorative di chi opera nell’azienda e per l’azienda.
Ma c’è di più: oltre ad aiutare concretamente l’associazione Oxfam, che si occupa di bambini abbandonati e poveri, l’ASOS.com è una società CarbonNeutral®, ciò vuol dire che le emissioni di CO2 prodotte durante le fasi di produzione, viaggi di lavoro, rifiuti non riciclabili, spedizioni e pendolarismo sono stati valutati e azzerati attraverso progetti mirati di compensazione di carbonio.
Piccoli passi in avanti di giganti che possono fare la differenza…
Verdiana Amorosi