Alcune persone tendono a chiudere un occhio sulla sofferenza degli animali quando si tratta di comprare borse, scarpe e accessori in pelle. Ma la Peta non ci sta e a partire dall’Asia a deciso di intervenire per dire stop a questa abitudine.
Alcune persone tendono a chiudere un occhio sulla sofferenza degli animali quando si tratta di comprare borse, scarpe e accessori in pelle. Ma la Peta non ci sta e a partire dall’Asia a deciso di intervenire per dire stop a questa abitudine.
Peta Asia in collaborazione con Ogilvy & Mather Advertising Bangkok ha dato il via ad una campagna shock per scoraggiare i consumatori all’acquisto di borse, cinture e pelletteria. Ecco allora l’apertura di un finto negozio temporaneo all’interno di uno dei centri commerciali più famosi di Bangkok.
Tra gli scaffali del negozio i visitatori del centro commerciale potevano trovare quelli che a prima vista apparivano come i classici accessori in pelle di lusso. Ma al loro interno ecco che si celava un terrificante segreto.
Dentro borse, scarpe e portafogli si nascondevano in modo a dir poco impressionante finta carne e sangue di animali e persino qualcosa che assomigliava davvero a un cuore battente. Ovviamente i consumatori, del tutto ignari, non potevano sospettare nulla di simile nell’esaminare gli oggetti per valutare un eventuale acquisto.
Per non parlare delle immagini ancora più terrificanti che mostrano come i pitoni vengano catturati, torturati e sacrificati per la produzione della pelletteria. Sono più di 440 mila, secondo i dati della Peta, gli esemplari sottratti ogni anno dalle giungle del sud-est asiatico.
La ‘sorpresa’ che i visitatori del negozio si sono trovati davanti aprendo una borsa o un portafogli non poteva che essere terrificante e generare sgomento e grande stupore. Forse dopo un simile shock alcune persone prima di avvicinarsi di nuovo ad una borsa in pelle ci penseranno due volte.
Per molte persone non è semplice collegare la produzione di accessori in pelle con la sofferenza degli animali ed ecco dunque la nascita di questa iniziativa a dir poco sopra le righe.
Cosa ne pensate? Un’idea simile può funzionare per sensibilizzare ad acquisti più consapevoli o genera solo timore e disgusto?
Marta Albè
Fonte foto: Peta Asia
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