Moda

Moda: il pesante impatto della fast fashion sul Pianeta e sui lavoratori del settore, i casi virtuosi e i marchi davvero sostenibili

vestiti organici

@forenius/123rf

Nella maggior parte dei casi il settore della moda ha delle conseguenze deleterie per l’ambiente. L’industria tessile, infatti, è una delle più redditizie ma al contempo fra le più inquinanti in assoluto. Dietro la produzione di vestiti c’è un grande spreco di energia, acqua e risorse non rinnovabili. E, molto spesso, i livelli di sfruttamento umano spaventosi. In questa sezione approfondiamo a 360° l’universo della moda, svelandone luci e ombre.

Il pesante impatto ambientale della moda

Ancora oggi l’impatto ambientale di ciò che indossiamo quotidianamente è troppo sottovalutato. Ogni anno il settore della moda contribuisce in maniera significativa al 10% delle emissioni globali di gas serra, con circa 1,7 miliardi di tonnellate di CO2. Oltre il 70% dell’abbigliamento presente sul mercato è realizzato in fibre sintetiche come il poliestere, che durante i continui lavaggi rilasciano microplastiche che finiscono nei mari e nei fiumi. Basti pensare che un unico carico di bucato di abbigliamento in poliestere può comportare il rilascio di ben 700.000 fibre di microplastica.

E queste fibre sintetiche vengono prodotte usando materiali che derivano dal petrolio. Inoltre, molti grandi marchi di lusso continuano ad utilizzare pellicce per le loro collezioni (anche se alcuni hanno deciso di diventare cruelty-free su spinta delle associazioni animaliste): a farne le spese sono soprattutto animali come conigli, visoni e volpi, allevati ed uccisi in nome della moda.

Il problema di questo settore non riguarda soltanto la fase produttiva, ma anche quella dello smaltimento. Secondo quanto stimato delle Nazioni Unite, l’85% dei vestiti prodotti finisce nelle discariche (il deserto di Atacama ad esempio è diventato il “cimitero” della fast fashion), mentre solo l’1% viene riciclato.

Il vero costo della fast fashion

Negli ultimi anni si sono moltiplicate le industrie della cosiddetta fast fashion. Con questo termine si fa riferimento a quel tipo di abbigliamento realizzato con materiali di bassa qualità e lanciato sul mercato a prezzi stracciati. Si tratta di un settore in continuo fermento, che propone nuove collezioni in tempi brevissimi per soddisfare una domanda crescente.

Tra i marchi storici del fast fashion troviamo colossi come H&M, Zara, Primark, ma ultimamente si sono fatte strada anche aziende di e-commerce fra cui domina Shein, divenuto popolarissimo in tutto il mondo, specialmente fra le giovani generazioni.

Ma cosa si nasconde dietro questi vestiti poco resistenti e a prezzi super appetibili? Sfruttamento delle risorse e condizioni di lavoro a dir poco disumane. La maggior parte dei capi d’abbigliamento venduti dai grandi marchi della fast fashion è realizzata nel continente asiatico – dove la manodopera è decisamente più economica – da operai costretti a turni di lavoro massacranti e che tagliano, cuciono e confezionano in strutture fatiscenti e in condizioni disumane.

Contro la fast fashion ha deciso finalmente di mobilitarsi anche l’Unione europea, che ha annunciato di voler mettere in atto una strategia per obbligare i produttori a rendere i tessuti dei vestiti più durevoli, riparabili e riciclabili entro il 2030.

Cosa si intende per moda sostenibile e quali sono i marchi più virtuosi

Può esistere quindi una moda sostenibile? La risposta è sì e alcune aziende si stanno impegnando a ridurre in maniera significativa il loro impatto ambientale, eliminando l’uso di fibre sintetiche; puntando sul riciclo degli scarti tessili; dando nuova vita alle reti da pesca o alle bottiglie di plastica e creando nuovi materiali ecologici, ad esempio derivati dal bambù, dalle bucce di agrumi o dalla “pelle” di cactus e fichi d’India.

Quali soni i marchi d’abbigliamento che hanno abbracciato la sostenibilità? In questa sezione vi portiamo alla scoperta delle aziende e delle start-up italiane e straniere più virtuose che stanno provando a portare avanti una rivoluzione nel settore della moda.

Seguici su Instagram