Rider costretti a continuare a lavorare durante l’alluvione a Bologna: stiamo aspettando il morto per regolamentare il settore?  

Le aziende del food delivery hanno costretto i rider a continuare a lavorare nonostante l’emergenza climatica in Emilia: la Cgil ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica, cercando di accertare eventuali responsabilità penali per chi non ha sospeso le attività

Il caso dei rider che hanno continuato a lavorare durante l’alluvione a Bologna non può che farci riflettere sull’etica e la responsabilità aziendale e soprattutto ancora una volta su come queste persone vengano sfruttate senza porsi alcun riguardo per la loro salute ed incolumità.

In una situazione di emergenza climatica come quella vissuta in Emilia-Romagna, dove le strade si sono trasformate in fiumi e il pericolo per la vita era reale, ci fa restare basiti il fatto che alcune aziende di delivery abbiano mantenuto attivo il servizio, esponendo i lavoratori a rischi gravissimi.

Le immagini di rider, immortalati sotto il nubifragio, rappresentano una manifestazione drammatica della precarietà che caratterizza il settore del food delivery. Questi lavoratori, già tra i meno tutelati, non solo sono sottopagati e privi di diritti come malattia o ferie pagate, ma vengono anche spinti a lavorare in condizioni pericolose, spesso per non perdere ordini o rischiare penalizzazioni dall’algoritmo che gestisce le loro consegne.

Le aziende ignorano l’impatto della crisi climatica sui riders

È qui che emerge una grave questione etica: Just Eat, ad esempio, ha interrotto le consegne, rispettando gli accordi sindacali che prevedono la sospensione delle attività in caso di condizioni meteorologiche avverse. Al contrario, altre piattaforme hanno continuato a operare come se nulla fosse, mostrando una totale mancanza di attenzione verso la sicurezza dei lavoratori.

Questo comportamento è inaccettabile e riflette una mentalità che antepone il profitto al benessere delle persone. Proprio in risposta a questa situazione, la Cgil di Bologna ha deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica, cercando di accertare eventuali responsabilità penali delle aziende che non hanno sospeso le attività.

Questo intervento mira a richiamare l’attenzione su un problema strutturale che va oltre l’alluvione specifica: la crisi climatica sta diventando sempre più frequente e le aziende non possono continuare a ignorare il suo impatto sulla sicurezza dei lavoratori. Il settore del food delivery necessita di una regolamentazione più severa e di un maggiore controllo.

È impensabile che in un contesto dove le autorità comunali invitano la popolazione a restare in casa, i rider siano costretti a lavorare. E se non lo fanno, non solo perdono i guadagni della giornata, ma rischiano anche un’enorme penalizzazione da parte dell’algoritmo come già vi abbiamo raccontato.

Non si tratta infatti di un caso isolato perché quello l’ultimo di una serie di episodi che mostrano la vulnerabilità di questi lavoratori e la necessità di interventi urgenti a livello normativo per garantire diritti e protezioni adeguate prima di ritrovarsi, un giorno, a fare la conta non solo dei dispersi e dei morti tra gli abitanti ma anche di chi è stato obbligato ad andare a lavoro per pochi euro.

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Fonte: CGIL Bologna

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