Scavi di Pompei, avevamo davvero bisogno del cane robot che stana i vandali?

Il suo compito sarà quello di monitorare l’area archeologica contro i vandali e le irregolarità, controllare lo stato di avanzamento dei cantieri di restauro e gestire anche la sicurezza del Parco. Ben vengano automazione e progresso, ma non dimentichiamoci del lavoro umano e la sensazione generale è che probabilmente fondi e risorse potrebbero essere stati gestiti diversamente

Cave canem, direbbero gli antichi, ora che il Parco Archeologico più grande e più famoso al mondo avrà un cane segugio al suo servizio. Peccato si tratti di un robot, la cui missione sarà quella di ispezionare i resti e “capire” se servono interventi di restauro o se ci siano elementi di pregio da ricercare.

Lui si chiama Spot e pare essere già il nuovo orgoglio del Parco Archeologico di Pompei. Ma era proprio necessario? In un territorio già devastato da disoccupazione e degrado, questa altissima tecnologia stona un po’, tanto che dalla maggior parte delle persone il robot Spot viene visto più che altro come uno spreco che potevamo evitare.

Si tratta di un robot quadrupede in grado di “ispezionare luoghi, anche di piccole dimensioni, in tutta sicurezza, acquisendo e registrando dati utili allo studio e alla progettazione di interventi”, e lo scopo della sua esistenza sarebbe quello di testare anche l’impiego nei cunicoli sotterranei degli scavatori clandestini che spesso si rilevano nel territorio intorno a Pompei.

Spesso le condizioni di sicurezza nelle gallerie scavate dai tombaroli sono molto critiche, per cui l’uso di un robot potrebbe rappresentare una svolta che ci consentirebbe di procedere con maggiore rapidità e in totale sicurezza, dichiara il direttore generale, Gabriel Zuchtriegel.

Tutto rientra nel progetto dell’area archeologica di Pompei Smart@POMPEI, finalizzato a una gestione intelligente, sostenibile e inclusiva del Parco, attraverso una soluzione tecnologica integrata che fa di Pompei uno Smart Archaeological Park, si legge in una nota.

In questa prima fase di sperimentazione sono stati utilizzati il Leica BLK2FLY, il primo laser scanner volante in grado di effettuare scansioni 3D in autonomia, e SPOT di Boston Dynamics, proprio il robot quadrupede che in autonomia si muove su diversi tipi di terreni, “consentendo di automatizzare le attività di ispezione di routine e l’acquisizione dei dati in modo sicuro. SPOT è stato equipaggiato in due modalità rispettivamente con Leica BLKARC e con il sensore Spot CAM+”.

Bene ma non benissimo: ben vengano le nuove soluzioni tecnologiche per fare in modo che un patrimonio di un simile valore non perda nemmeno un tassello della sua bellezza. Facciamo in modo che però tutta questa tecnologia non vada a discapito di una forza lavoro che, soprattutto in queste zone, è più che mai di vitale importanza.

Il rimboschimento

Questo risultato in termini di automazione non deve mettere in secondo piano il programma di rimboschimento delle aree verdi appena avviato a corona delle mura di Pompei: un tassello del piano di valorizzazione della biodiversità degli oltre 50 ettari del patrimonio verde al di fuori delle mura della città antica.

Oltre 4mila nuovi alberi e arbusti verranno messi a dimora a partire dal Bosco di Porta Anfiteatro.

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