È un quadro dolceamaro quello che emerge dal 25° Rapporto AlmaLaurea sul profilo e le condizioni occupazionali dei laureati in Italia. Si fa meno fatica a trovare lavoro, ma si viene pagati poco e troppi giovani del Sud continuano a spostarsi al Nord per studiare
Se i giovani laureati hanno meno difficoltà nel trovare lavoro, quando lo trovano vengono pagati troppo poco. È questo il ritratto catturato dal 25° Rapporto AlmaLaurea sul profilo e le condizioni occupazionali dei laureati in Italia.
Prima di tutto, però, iniziamo dalle buone notizie. Nel 2022, la capacità di assorbimento del mercato del lavoro è migliorata. A un anno dalla laurea, il tasso di occupazione per i laureati di primo livello si attesta al 75,4%, mentre per i laureati di secondo livello sale al 77,1% (rispettivamente +0,9% e +2,5% rispetto al 2021).
Dopo cinque anni, la percentuale sale al 92,1% per i laureati di primo livello e all’88,7% per quelli di secondo livello (+2,5% e +0,2% rispetto al 2021). L’esperienza accumulata durante gli studi gioca un ruolo determinante nel trovare un impiego: i soggiorni di studio all’estero incrementano le possibilità di occupazione del 12,3%, mentre i tirocini curriculari offrono un aumento del 4,3% delle probabilità di trovare lavoro entro un anno dalla laurea.
Grande differenza tra genere sia nell’occupazione che nella retribuzione
Purtroppo le buone notizie sono finite qui, perché pesano in negativo le differenze di genere. A parità di condizioni, ad un anno dal conseguimento del titolo, i laureati godono di una probabilità di occupazione superiore dell’11,7% rispetto alle laureate.
E non solo: oltre alla maggiore occupazione, cambiano anche gli stipendi. Gli uomini riescono infatti a portare a casa in media 70 euro netti in più al mese rispetto alle donne, confermando così una forte disuguaglianza che caratterizza il mondo del lavoro.
Sempre rimanendo in tema di remunerazione, altre note stonate. I compensi percepiti sono ancora troppo bassi nel nostro Paese. Nel 2022, un anno dopo la laurea, la retribuzione mensile netta si attesta mediamente a 1.332 euro per i laureati di primo livello e a 1.366 euro per quelli di secondo livello. Ciò rappresenta un calo del 4,1% per i laureati di primo livello e del 5,1% per quelli di secondo livello rispetto all’anno precedente.
Dopo cinque anni, la retribuzione mensile netta sale a 1.635 euro per i laureati di primo livello e a 1.697 euro per quelli di secondo livello. Anche in questo caso si registra una diminuzione del 2,4% e del 3,3% rispetto al 2021. Non chiediamoci insomma perché troppo nostre menti brillanti guardino all’estero per trovare soddisfazione dal punto di vista economico.
I giovani del Sud si spostano sempre più al Nord per studiare
Continua ad emergere poi il dato dei giovani provenienti dal Sud Italia che decidono di spostarsi al Nord per conseguire la Laurea. Il 28,6% (dato in crescita rispetto al 2013, quando era al 23,2%) di chi si è diplomato al Mezzogiorno ha scelto un ateneo di una ripartizione geografica diversa con una netta preferenza verso le università settentrionali.
Per quanto riguarda i settori in cui i neolaureati trovano lavoro, il 37,9% si inserisce nel settore privato, il 58,3% nel pubblico, mentre solo il 3,9% trova collocazione nel non-profit. L’ampio spettro dei servizi accoglie il 93,2%, mentre l’industria abbraccia il 5,8% degli occupati. Solo l’1% si immerge nelle difficoltà del settore agricolo.
Infine altro appunto interessante riguarda le aspettative nei confronti del mondo del lavoro e delle modalità in cui svolgerlo. C’è una decisa ricerca di una maggiore work-life balance. Sempre più giovani sono propensi allo smart working (il 40,5% nel 2022) e c’è un incremento dell’importanza attribuita a tempo libero, flessibilità di orario e autonomia.
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Fonte: Almalaurea
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