La direttiva sulla corporate sustainability due diligence (CSDD) era stata proposta dalla Commissione europea nel febbraio 2022 per garantire che le aziende siano responsabili delle violazioni dei diritti umani e dell'ambiente lungo la loro filiera. La legislazione proposta obbligherebbe le grandi imprese con un fatturato superiore a 150 milioni di euro e le imprese più piccole attive in settori a rischio a identificare, prevenire e mitigare gli abusi dei diritti umani e le violazioni ambientali
Il Legal Affairs Committee, la Commissione Affari Legali del Parlamento Europeo, ha espresso parere favorevole affinché vengano rese vincolanti le norme che impongano alle imprese il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente. Si tratta di nuove regole per integrare i diritti umani e l’impatto ambientale proprio all’interno delle governance aziendali.
In pratica, con 19 voti contrari e 3 astenuti, i deputati della commissione giuridica hanno adottato una nuova posizione sulla cosiddetta due diligence sulla sostenibilità aziendale: le imprese sarebbero obbligate a identificare e, laddove necessario, prevenire, porre fine o mitigare, l’impatto negativo delle loro attività, comprese quella dei partner commerciali, sui diritti umani e sull’ambiente. Ciò include il lavoro minorile, la schiavitù, lo sfruttamento del lavoro, l’inquinamento, il degrado ambientale e la perdita di biodiversità.
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I deputati hanno esteso l’applicazione delle nuove regole, rispetto alla proposta della Commissione, per includere le società con sede nell’Ue con più di 250 dipendenti e un fatturato globale superiore a 40 milioni di euro, nonché le società madri con oltre 500 dipendenti e un fatturato mondiale superiore a 150 milioni di euro. Le regole si applicherebbero anche alle imprese extra-UE con un fatturato superiore a 150 milioni di euro se almeno 40 milioni fossero generati nell’Unione europea.
Inoltre, le aziende dovrebbero essere tenute a valutare i loro partner della value chain quando effettuano la loro due diligence e le società non conformi dovrebbero essere responsabili per i danni cagionati. I governi dell’UE, pertanto, dovrebbero istituire le autorità di vigilanza al fine di imporre sanzioni e introdurre un meccanismo di reclamo. Le multe dovrebbero essere almeno il 5% del fatturato mondiale netto.
Comunicazione e lotta al cambiamento climatico
Secondo il testo adottato, le aziende dovrebbero impegnarsi con le persone interessate dalle loro azioni, compresi i difensori dei diritti umani e gli attivisti ambientali, a introdurre un meccanismo di reclamo e monitorare l’efficacia della loro politica di dovuta diligenza.
Per aiutare a combattere il cambiamento climatico, tutti i direttori delle società sarebbero obbligati ad attuare un piano di transizione compatibile con un limite di riscaldamento globale di 1,5°C. Gli amministratori delle aziende con più di 1000 dipendenti saranno direttamente responsabili di questo passaggio, che a sua volta inciderà sulle parti variabili della loro retribuzione, come i bonus.
Il voto finale nella plenaria del Parlamento europeo è previsto per il 1° giugno.
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