La pandemia ci ha segnati nel profondo, tanto che ora si dà molta più importanza alla vita privata piuttosto che a fare carriera a tutti i costi nel mondo del lavoro
Dopo il travolgente impatto della pandemia, il mondo del lavoro sta vivendo una trasformazione senza precedenti. Non si tratta solo di adattamenti organizzativi, ma di un cambio di prospettiva radicale da parte dei lavoratori, che ora attribuiscono maggiore importanza a elementi come l’equilibrio tra lavoro e vita privata rispetto all’avanzamento di carriera tradizionale.
Questa nuova realtà emerge chiaramente dai risultati del Randstad WorkMonitor 2024, uno studio condotto su scala globale che ha coinvolto migliaia di lavoratori, presentando una fotografia chiara di come le persone affrontano il loro rapporto con il lavoro.
Uno degli aspetti più rilevanti emersi dalla ricerca è il crescente peso attribuito all’equilibrio tra lavoro e vita privata. Il 94% dei partecipanti ha indicato questo aspetto come prioritario, seguito da retribuzione (93%) e sicurezza del lavoro (90%).
La pandemia sembra aver spinto i lavoratori a riflettere profondamente sulle proprie priorità, portando a un cambio di prospettiva in cui la vita privata assume un ruolo centrale nelle decisioni legate al lavoro.
Niente più carriera a tutti i costi
In un ribaltamento delle aspettative tradizionali, l’avanzamento di carriera non è più al centro delle priorità. Solo il 50% dei lavoratori sarebbe disposto a rinunciare alle prospettive di crescita pur di rimanere in un ruolo che apprezza. Questo suggerisce che la soddisfazione personale e l’armonia tra lavoro e vita stanno diventando fattori chiave nel determinare la scelta professionale.
La Generazione Z e i Millennials emergono come le generazioni più “ambiziose”, ma l’ambizione stessa è ridefinita. Solo la metà degli intervistati dichiara di essere ambizioso nella propria carriera, facendo capire come questi giovani lavoratori cerchino un significato più ampio nel loro percorso professionale.
Solo il 35% dei partecipanti vede la carriera come una priorità e solo il 5% aspira a guidare la propria azienda. La prospettiva di ruoli manageriali sembra essere meno attraente, con il 34% che non considererebbe mai tale posizione, anche in presenza di opportunità di avanzamento professionale.
Le motivazioni al cambiamento di lavoro evidenziano un panorama in cui le opportunità di carriera non sono più la forza trainante principale. La mancanza di un ambiente piacevole (29%), un lavoro incompatibile con la vita personale (28%) e un basso stipendio (25%) superano la mancanza di opportunità di carriera (24%) come cause principali di cambiamento.
C’è dunque una crescente enfasi sull’equilibrio tra lavoro e vita privata, la flessibilità e la soddisfazione personale. Questo nuovo paradigma richiede un adattamento sia da parte delle aziende che dei lavoratori, ma potrebbe portare a una visione più sostenibile e centrata sul benessere nell’ambiente lavorativo.
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Fonte: Randstad workmonitor
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