Sdoganato con i primi lockdown, il lavoro da remoto torna in auge. Complice l’aumento dei costi delle bollette, infatti, ora sempre di più sono le aziende e gli uffici pubblici che si adeguano ai tempi: meglio lavorare da casa che pagare bollette stratosferiche. Ci voleva una guerra per comprendere che più i dipendenti sono a casa e più si guadagna anche in termini ambientali, ma quello che c'è da accertare adesso è una regolamentazione adeguata
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Ridurre i giorni in presenza in sede dei propri dipendenti significa (anche) abbattere i costi. E così il telelavoro o lo smart working, dopo il periodo “d’oro” di piena pandemia, tornano a fare capolino. Il motivo? Le aziende si fanno due conti in tasca.
Non sono poche, infatti, in Italia, le imprese che concedono a diversi lavoratori e lavoratrici di lavorare da casa per abbassare i costi energetici, di fatto riducendo i giorni in presenza in sede. Una pratica che, lo abbiamo sempre detto, ha dalla sua anche un aumento della produttività individuale oltre che un abbattimento dei tempi.
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Ma è sempre tutt’oro quel che luccica?
Le aziende che hanno sdoganato la settimana corta e il lavoro da casa
Per fronteggiare il caro energia, dunque, ben venga chiudere la sede qualche giorno prima e fare lavorare da casa.
Ne sono esempio Tim, che ha chiuso un accordo con i sindacati che prevede il lavoro agile sull’ultimo giorno della settimana, o anche Generali, che abbasserà le saracinesche delle sedi il lunedì e il venerdì. Stessa cosa per Stellantis, che ha invitato i lavoratori degli uffici a lavorare da remoto il lunedì e il venerdì per migliorare la l’efficienza energetica, così come anche la Regione Lazio e il Comune di Milano, che stanno prendendo simili provvedimenti.
I casi TIM e Stellantis
È quasi un controsenso che a fare ufficialmente da apripista al lavoro da remoto siano in realtà due colossi, l’uno delle comunicazioni l’altro del settore automobilistico, sulla cui cura per il Pianeta e l’ambiente potremmo avere da ridire se andassimo ad approfondire. Ciò per dire che anche le piccole imprese stanno facendo grandi sforzi per rientrare nelle spese e anche per loro spesso quella del lavoro in smart o il telelavoro è una scelta vicente.
La differenza è che di queste si sente parlare molto meno.
Per TIM, dal prossimo febbraio saranno previste più giornate di lavoro da casa: in particolare, saranno due i giorni di lavoro in ufficio e tre quelli a casa per i dipendenti che rientreranno nel modello di smart working giornaliero, mentre quelli che rientreranno nel modello settimanale lavoreranno ogni mese per due settimane in ufficio e per le restanti da casa. Il venerdì sarà una giornata di smart working per tutti e le sedi aziendali rimarranno chiuse fino alla domenica.
Anche le sedi uffici di Mirafiori e Orbassano di Stellantis, per risparmiare sulle bollette, il lunedì e il venerdì si lavora da remoto. In questo modo gli impianti termici possono rimanere al minimo per 4 giorni.
La Pubblica amministrazione
Anche per le casse comunali si fanno sentire eccome i rincari della bolletta. Per questo motivo, il Comune di Milano ha appena razionalizzato lo smart working: tutti a casa il venerdì. Stessa cosa la Regione Lazio, per cui si lavorerà in smart working per alcuni giorni, mentre negli uffici sarà comunque ridotta l’illuminazione, con chiusura anticipata di alcune strutture che non hanno contatti con il pubblico e che non forniscono servizi essenziali.
Da nord a sud, sono comunque già parecchi i Comuni e gli enti locali che pensano a strategie simili per risparmiare energia, ma quello che verrebbe da augurarci è che davvero le amministrazioni locali trovino il modo giusto per ridurre sprechi in città che non hanno più ragione di esistere.
Ma è tutt’oro quel che luccica?
Non esattamente: cosa significa per il dipendente lavorare da casa? Si abbattano i costi degli spostamenti, ovvio, ma proprio con il caro energia e l’aumento dei costi in bolletta, lavorare da casa può essere diventato in molti casi piuttosto un problema: il costo di luce e gas sono in brusco aumento per tutti, anche e soprattutto per i privati.
Stando ai sindacati, spesso capita che nei contratti che includono il lavoro da casa non siano previsti rimborsi economici legati ai rincari energetici: lavorare da remoto diventa quindi un costo ingente e per molti difficile da affrontare. Lavorare da casa, insomma, rischia di far salire ulteriormente i costi in bolletta.
Posto che i vantaggi del lavoro da casa sono molti, non solo per le persone ma anche per l’ambiente, perché aumentano l’efficienza energetica e si riducono le emissioni di CO2 delle aziende, quel che è necessario sarebbe poi il passo successivo: regolare meglio il lavoro da casa prevedendo rimborsi adeguati ad affrontare i costi in bolletta.
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