Giornata della salute mentale: abbattiamo i tabù, a partire dai luoghi di lavoro

Il 10 ottobre si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale (World Mental Health Day) e l’edizione di quest’anno si propone di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla priorità da dare alla salute mentale sul posto di lavoro dove il 60% della popolazione trascorre la maggior parte del proprio tempo

Ambienti di lavoro sicuri e salubri possono fungere da fattore protettivo per la salute mentale? Certo che sì. Così come condizioni malsane, tra cui lo stigma, la discriminazione e l’esposizione a rischi come le molestie e altre cattive condizioni di lavoro, possono influenzare la salute mentale, la qualità generale della vita e, di conseguenza, la partecipazione o la produttività sul lavoro.

Ma quanto davvero siamo sereni sul posto di lavoro? Riusciamo ad individuare un disagio e a gestirlo? La Giornata Mondiale della Salute Mentale, in programma come ogni anno il 10 ottobre, per il 2024 si focalizza proprio sulla connessione vitale tra salute mentale e lavoro.

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E da ogni parte è chiaro un dato: se la salute mentale è ancora un tabù, lo è maggiormente sul posto di lavoro, dove parlare del proprio disagio risulta molto complicato, soprattutto se ci si deve rapportare con i propri superiori.

I numeri sulla salute mentale sul posto di lavoro

Secondo lo State of the Global Workplace Report di Gallup all’interno di un qualsiasi ambiente lavorativo, in media soltanto il 30% dei dipendenti riesce a dare il meglio di sé, mentre il 50% si limita a fare lo stretto necessario e il 20% si assenta regolarmente per problemi legati alla salute psicofisica, mobbing, burnout, depressione.

salute mentale lavoro

@State of the
Global Workplace

Un quadro che va di pari passo con quanto in realtà siamo disposti a parlarne: secondo le analisi della società di recruiting Hays, infatti, su oltre mille lavoratori italiani, il 44% considera il parlare di salute mentale in azienda ancora un forte tabù, più di quanto accada nella media globale dove il dato si aggira intorno al 37%.

Solo un lavoratore su 2, inoltre, vive in una condizione di grave disagio psicologico (fenomeno più accentuato tra le donne) e solo il 42% si sente a suo agio a parlare di salute mentale sul posto di lavoro. Tra le motivazioni del disagio, ci sono soprattutto il clima interno difficile (per il 50%) e i carichi di lavoro eccessivi (38%).

In caso di “necessità” i dipendenti si confiderebbero con i colleghi (ben il 49%); solo il 18% si rivolgerebbe al proprio manager.

Sempre dalla ricerca emerge che le aree professionali più critiche in termini di benessere mentale sono quelle del marketing e della comunicazione, dove si registrano i livelli più alti di ansia e stress, mentre settori come la gestione del personale, la consulenza e l’educazione riportano migliori livelli di benessere psicologico.

È importante quindi l’ascolto e capire con chi si confiderebbero i lavoratori in caso di bisogno. Al primo posto i dipendenti indicano i colleghi (il 49%), mentre solo il 18% si rivolgerebbe al proprio manager e il 33% all’HR. Questo perché nelle aziende italiane è ancora poco diffusa la figura dedicata al benessere mentale come avviene in altri Paesi del mondo: a livello globale, infatti, il 44% indica il Mental Health First Aider, ovvero professionisti che si occupano di assistere i dipendenti in maniera immediata, mettendoli a conoscenza delle tipologie di supporto di cui possono avvalersi per il supporto della loro salute mentale.

Ma i disagi psicologici non hanno risvolti importanti “solo” dal punto di vista lavorativo: 1 lavoratore su 2 dichiara che lo stress accumulato sul lavoro influenza molto la sfera privata, in particolare il suo benessere psicofisico, le relazioni tra pari, amici e colleghi e quella con la famiglia.

Come proteggere la salute mentale sul lavoro?

Proteggere e promuovere la salute mentale sul lavoro significa rafforzare le capacità di riconoscere e agire sulle stesse condizioni di salute mentale sul lavoro, in particolare per le persone responsabili della supervisione degli altri, come i dirigenti.

Per proteggere la salute mentale, l’OMS raccomanda:

  • formazione manageriale per la salute mentale, che aiuta i manager a riconoscere e rispondere ai lavoratori che vivono un disagio emotivo, a sviluppare abilità interpersonali come la comunicazione aperta e l’ascolto attivo e a favorire una migliore comprensione di come i fattori di stress lavorativo influenzino la salute mentale e possano essere gestiti
  • formazione per gli operatori in materia di alfabetizzazione e consapevolezza sulla salute mentale, per migliorare la conoscenza della salute mentale e ridurre la stigmatizzazione nei confronti delle condizioni di salute mentale sul lavoro
  • sostenere le persone con problemi di salute mentale a partecipare e prosperare sul lavoro

Le persone che vivono con problemi di salute mentale hanno il diritto di partecipare al lavoro in modo pieno ed equo. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità stabilisce un accordo internazionale per la promozione dei diritti delle persone con disabilità (tra cui: disabilità psicosociali), anche sul lavoro, concludono dall’OMS.

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