Nel nostro Paese c’è un’epidemia silenziosa che nell’ultimo anno ha fatto 1090 vittime (ed è ancora tragicamente insanabile)

Nessuno dovrebbe mai morire a causa del proprio lavoro, ma in Italia questo accade quotidianamente nel silenzio generale. I numeri delle morti bianche (che sarebbe meglio chiamare omicidi di lavoro) relative al 2022 sono impressionanti e ci spingono a fare una seria riflessione per evitare che la scia di sangue continui ad allungarsi...

Oltre mille morti, praticamente circa 20 vittime a settimana. È un bilancio drammatico quello che riguarda il mondo lavorativo, colpito da “un’epidemia” che putroppo in Italia non fa rumore e resta incurabile. Il 2022 si è concluso con numeri che confermano che nel nostro Paese di lavoro si muore: troppo spesso quel luogo in cui ci si dovrebbe sentire tutelati e al sicuro, si trasforma in una trincea di guerra. Circa 20 dei lavoratori morti nelle fabbriche o nei cantieri della nostra nazione avevano meno di vent’anni.

Sono 1.090 i lavoratori che da gennaio a dicembre 2022 hanno perso la vita da Nord a Sud, con una media di oltre 90 vittime al mese.  Stiamo parlando ancora di oltre 20 decessi alla settimana e di almeno 3 infortuni mortali al giorno. Sono 790 gli infortuni mortali verificatisi in occasione di lavoro e 300 in itinere (cresciuti del 21% rispetto all’anno precedente quando era maggiormente diffuso lo smart working).– dichiara Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, che ha da poco presentato l’indagine sulle morti bianche e gli infortuni avvenuti durante lo scorso anno – E purtroppo siamo consapevoli di come in questo drammatico bilancio restino fuori molti altri decessi. Quelli che appartengono all’economia sommersa e tutti i lavoratori che non sono assicurati Inail.

Nello stesso periodo dello scorso anno i decessi sul lavoro erano stati 1221, quindi si potrebbe pensare ad un miglioramento della situazione lavorativa nella nostra nazione. Purtroppo, però, si tratta di un’illusione.

Il decremento è solo apparente. Infatti, ricordiamo che nel 2022 sono quasi sparite le vittime Covid (10 su 1090 secondo gli ultimi dati disponibili di fine dicembre 2022). – chiarisce l’Osservatorio Vega – Nel 2021, invece costituivano tragicamente quasi un quarto dei decessi sul lavoro (294 su 1221). Ciò significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono cresciuti del +17% passando dai 927 di fine dicembre 2021 ai 1.080 del 2022. Quest’ultimo dato è del tutto analogo a quello del 2019, epoca pre-covid, a dimostrazione che il tragico fenomeno delle morti sul lavoro sostanzialmente non subisce diminuzioni da anni. Questo a conferma del fatto che passata l’emergenza Covid, rimane ancora purtroppo quella tragica dell’insicurezza sul lavoro”.

Leggi anche: Queste sono le Regioni in cui si muore di più sul lavoro, la mappa di una piaga che non si rimargina più

Le Regioni in cui si muore di più sul lavoro

L’indice di incidenza della mortalità nel 2022 è stato pari a 35 decessi ogni milione di occupati. Questo rappresenta vero e proprio “indicatore di rischio di morte sul lavoro”, che consente di confrontare il fenomeno infortunistico anche tra regioni con un numero di lavoratori diverso.

Anche per lo scorso anno l’osservatorio ha suddiviso le varie regioni in base al numero di decessi che sono avvenuti sul lavoro. In cima alla triste classifica troviamo la Lombardia, ovvero la Regione con la più alta popolazione lavorativa d’Italia, dove si contano 124 vittime).

Seguono: Veneto (74), Campania (70), Lazio (70), Piemonte (63), Emilia Romagna (59), Toscana (55), Puglia (51), Sicilia (50), Marche (31), Trentino-Alto Adige (30), Calabria (22), Liguria (20), Sardegna, Abruzzo e Umbria (16), Basilicata (10), Valle D’Aosta (6), Friuli-Venezia Giulia (4) e Molise (3).

A finire in “zona rossa” alla fine del 2022, con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 35 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori):

  • Valle D’Aosta
  • Trentino-Alto Adige
  • Basilicata, Marche
  • Umbria e Campania

In zona arancione, invece, troviamo:

  • Puglia
  • Calabria
  • Sicilia
  • Piemonte
  • Toscana
  • Veneto

Ad essere state classificate in zona gialla, cioè sotto la media nazionale:

  • Liguria
  • Abruzzo
  • Lazio
  • Molise
  • Emilia-Romagna
  • Lombardia
  • Sardegna

Unica Regione in zona bianca, dove l’incidenza delle morti sul lavoro è la più bassa, è il Friuli-Venezia Giulia. Ecco la mappa completa, suddivisa per indice di mortalità:

morti lavoro 2022

@Osservatorio Vega

I settori più a rischio

Ma nel 2022 quali sono stati gli ambiti lavorativi in cui è avvenuto il maggior numero di decessi? Da gennaio a dicembre del 2022 è stato il settore Costruzioni a far rilevare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: ben 31. A seguire, si piazzan il settore Trasporti e Magazzinaggio (117) e quello Attività manifatturiere (100).

Per quanto riguarda, invece, l’età delle vittime, la fascia più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (303 su un totale di 790). Tuttavia, l’indice di incidenza più alto di mortalità rispetto agli occupati viene rilevato ancora tra i lavoratori più anziani, gli over 65, che registrano 93,6 infortuni mortali ogni milione di occupati.

In aumento le denunce di infortunio

Un altro dato allarmante che emerge dal report pubblicato dall’Osservatorio Vega è quello relativo al boom di denunce di infortunio. Nel 2022, queste infatti hanno subito un aumento pari al + 25,7% rispetto al 2021. A fine dicembre 2021 erano infatti 555.236 mentre a fine dicembre del 2022 sono 697.773.

“E ad essere più che raddoppiate (ultimi dati dicembre 2022) sono le denunce di infortunio per Covid: passate dalle 48.876 di fine dicembre 2021 alle 117.154 di fine dicembre 2022. Anche decurtando gli infortuni per Covid dai dati appena visti risulta un aumento delle denunce di infortuni del +15% nel 2022 rispetto al 2021” si legge nella relazione.

La situazione relativa ai settori più a rischio sono davvero preoccupanti: sono più di 84mila gli infortuni avvenuti sul lavoro nel settore Sanità e Assistenza Sociale. Oltre 75 mila quelli nelle Attività manifatturiere e sfiorano i 54 mila nei Trasporti.

L’Italia ha un serio problema che riguarda la tutela dei suoi lavoratori; ma invece di investire nella sicurezza le aziende continuano a puntare al profitto e a sfruttare le persone, anche al costo di sacrificare la loro vita…

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Fonte: Osservatorio Vega 

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