Coronavirus, la cassa integrazione non sarà pagata prima di maggio. Le banche non sono pronte

Secondo un sondaggio condotto tra i Consulenti del lavoro, le banche non sono pronte e la cassa integrazione non potrà essere erogata prima di maggio

Le banche non sono pronte ad anticipare la cassa integrazione. Per questo motivo i pagamenti avverranno a maggio. È quanto sostengono i consulenti del lavoro.

Cattive notizie per i lavoratori costretti a casa per contrastare la diffusione del Covid-19. Circa 5,6 milioni di dipendenti sono in attesa di Cig ma i tempi per l’anticipo bancario, previsto dall’accordo siglato il 30 marzo 2020 tra ABI e Parti Sociali, si fanno sempre più lunghi. Lo strumento era stato messo a punto per facilitare e accelerare l’erogazione degli importi a sostegno del reddito dei lavoratori ma è ancora fermo al palo, a causa soprattutto della mancata operatività degli accordi da parte delle banche (secondo l”83% dei consulenti). Solo il 17% delle banche ad oggi è operativa.

In base a quanto emerso da un sondaggio predisposto dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, tra l’8 e il 9 aprile, per valutare le difficoltà operative e le criticità  per l’erogazione dei sostegni al reddito,

“gli assegni verranno realisticamente liquidati solo nel mese di maggio”.

Tra i motivi dell’allungamento dei tempi, vi sarebbe per l’84,1% dei Consulenti del Lavoro, anche l’aver concentrato la gestione di tutto il sistema di interventi in un unico soggetto, l’Inps.

Secondo i Consulenti del Lavoro

“non solo il termine indicato dal Governo per il pagamento della mensilità di cassa integrazione, previsto entro il 15 aprile, non sarà assolutamente rispettato, ma sarà molto difficile che i sostegni ai lavoratori arrivino prima della fine del mese”.

cig consulenti lavoro

©Consulenti del lavoro

Differenze tra Nord e Sud

La solite forbice colpisce ancora l’Italia. Se al Nord Italia la quota di filiali attiva è pari al 28%, mano a mano che ci si sposta verso Sud tale dato è in calo: al Centro Italia è pari al 12% e al Sud all’11%. Il ritardo non riguarda solo le piccole banche ma anche i grandi istituti di credito.

A ciò si aggiungono altre problematiche: ad esempio,  alcune banche richiedono l’esibizione del modello “SR41” che viene predisposto solo dopo l’autorizzazione Inps ma secondo  l’accordo ABI-parti sociali è nato proprio per accorciare i tempi. Tempi che si allungano anche per via della scarsa chiarezza delle procedure individuate, segnalata dal 21,3% dei Consulenti, per colpa dell’eccessiva modulistica (17,2%) e per la scarsa preparazione delle banche a gestire lo strumento (16,5%).

“L’impianto di strumenti messo a punto per fronteggiare l’emergenza da Coronavirus si dimostra largamente inefficace per offrire quella rapidità di risposta, elemento essenziale a garantire un’effettiva tutela dei lavoratori. Molti sono i fattori che la stanno ostacolando, ma più di tutti pesa la pluralità ed estrema eterogeneità degli strumenti a disposizione per l’emergenza, mentre sarebbe stato più utile e semplice un ammortizzatore sociale unico” sostengono i Consulenti del lavoro.

Fonti di riferimento: Consulenti del Lavoro

LEGGI anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook