Multa di mille euro se cambi lavoro: clausola capestro nei contratti per lavorare nei ristoranti

Una clausola capestro è quella chiamata “solve et repete” (tradotto dal latino: prima paghi e poi chiedi la restituzione).

Una clausola capestro è quella chiamata “solve et repete” (tradotto dal latino: prima paghi e poi chiedi la restituzione). Nel caso dei giovani lavoratori trevigiani un cappio al collo

Ti assumo, anche per soli due mesi, ma se decidi di cambiare lavoro devi pagare una sanzione di almeno 1000 euro. È questa la prassi che pare si stia pericolosamente consolidando in molti bar e locali trevigiani. Una sorta di clausola capestro, dicono dai sindacati, nel contratto di assunzione a tempo determinato per impedire licenziamenti volontari anticipati.

Si tratta, di fatto, di una vera e propria penale che starebbe facendo il giro dei locali della Marca trevigiana, nota per la quantità di ristoranti, bar e trattorie. La denuncia del fenomeno viene dalla Filcams-Cgil, che ribadisce un punto: nei primi 30 giorni di prova, mentre il datore di lavoro può licenziare, il dipendente con questa clausola non se ne può andare, pena una corposa sanzione.

Un cameriere assunto per due mesi nel caso si dimettesse dovrebbe pagare una multa salatissima, anche superiore alla paga base. Condizioni vessatorie, dice Alberto Irone, segretario generale della FILCAMS CGIL di Treviso.

Preoccupati per la carenza di manodopera, insomma, molti bar e locali propongono insomma dei contratti “capestro”, in cui camerieri e baristi vengono assunti a tempo determinato e costretti a pagare una penale dai mille ai duemila euro nel caso fossero costretti a licenziarsi prima della scadenza del contratto.

Cosa dice il contratto

TribunaTreviso pubblica uno stralcio:

Resta inteso che il rapporto, per tutta la sua durata pari a circa 2 mesi, sarà regolato dal Contratto nazionale del settore Turismo – Pubblici esercizi e si intenderà automaticamente risolto il 31 gennaio 2022 senza preavviso da parte.

E subito dopo fa il riferimento all’articolo 2119 del Codice civile.

Lei, salvo le motivazioni per giusta causa, si vincola a non dimettersi durante tutta la durata del rapporto di lavoro. Le parti qui firmatarie concordano che le eventuali dimissioni anticipate comporteranno l’applicazione di una penale pecuniaria valutata consensualmente in € 1000 (mille), fatta salva l’ulteriore possibilità di richiesta di risarcimento del danno.

Ricapitolando, quindi, per un contratto di 2 mesi si quantifica una penale anomala e non solo: il datore di lavoro si tiene anche le mani libere di fronte a un possibile ulteriore richiesta di danni.

Normale tutto ciò? Non proprio e tutto ciò si veste di una vera e propria vessazione. Lo dice chiaro e tondo Irone a Il Fatto:

C’è una disciplina giuridica che dice che se sono assunto a tempo determinato e mi allontano prima del termine, in linea teorica, il datore può rivalersi per il periodo lasciato scoperto. Ma qui accade una cosa diversa: è una penale consensuale che viene imposta a priori. È la prova di come le garanzie dei lavoratori si riducano sempre di più.

A volte, insomma, sembra che questo lavoro giovanile proprio non lo si voglia favorire.

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Fonte: TribunaTeviso

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