Svolta nel mondo dei riders e drivers: grazie ad un accordo sono state introdotte la presunzione di lavoro subordinato e l’inversione dell’onere della prova
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Dopo due anni dalla proposta legislativa della Commissione europea, le istituzioni dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sulla direttiva finalizzata a tutelare i diritti dei lavoratori impiegati nella Gig economy, compresi riders e drivers, con particolare attenzione ai rapporti di lavoro subordinato e autonomo.
Il testo, ultimato nei triloghi interistituzionali il 13 dicembre, si concentra su un aspetto cruciale: la presunzione di rapporto di lavoro subordinato rispetto a quello autonomo. Questa presunzione rappresenta una conquista significativa per i 5,5 milioni di lavoratori delle piattaforme digitali nell’Unione Europea, spesso erroneamente classificati come autonomi, privati così dei diritti lavorativi e sociali fondamentali.
Affinché scatti la presunzione di rapporto subordinato è richiesta la copresenza di due dei cinque seguenti indicatori: la somma massima di denaro, il controllo sulle mansioni, le restrizioni sugli orari, la libertà di organizzare il lavoro e le norme sul comportamento fisico.
Tutte le altre novità introdotte
Tutto ciò rappresenta un passo avanti significativo per i lavoratori delle piattaforme digitali, che spesso si trovano in una posizione di svantaggio nella negoziazione dei propri diritti. Inoltre l’accordo introduce il principio dell’inversione dell’onere della prova.
In caso di contestazione sulla natura subordinata del lavoro, sarà responsabilità dei datori di lavoro e delle piattaforme raccogliere le prove per dimostrare l’autonomia del lavoratore, invertendo il tradizionale onere della prova che ricadeva sui lavoratori.
L’eurodeputata del Partito Democratico, Elisabetta Gualmini, relatrice della proposta per il Parlamento europeo, ha definito l’accordo “storico” e ha sottolineato l’ambizione del testo nel proteggere i diritti di milioni di lavoratori.
Le nuove norme dovrebbero anche garantire l’accesso delle rappresentanze dei lavoratori alle informazioni sugli algoritmi e regolamentare il trattamento dei dati personali da parte delle piattaforme.
Questo accordo si rivela fondamentale in un contesto in cui si stima che il numero di cittadini impiegati nelle piattaforme digitali possa raggiungere i 43 milioni entro il 2025. La normativa si propone di garantire che la Gig economy rispetti gli stessi standard sociali e lavorativi delle aziende tradizionali offline.
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Fonte: Consilium
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