Vasco Rossi, 40 anni di Vita Spericolata: storia di un ultimo (a Sanremo) e primo nel cuore di più generazioni

40 anni fa Vasco saliva sul palco di Sanremo per cantare Vita Spericolata. Arrivò penultimo, con una canzone che poi è entrata nella Storia della musica italiana. Non è stato però il solo insuccesso diventato successo: tutti i casi da Le mille bolle blu a Sesso occasionale.

Era il 3 febbraio 1983 quando Vasco Rossi cantava per la prima volta Vita Spericolata. E non lo faceva su un palco qualunque, ma all’Ariston, a Sanremo. Il Blasco c’era già stato l’anno prima e non era andata benissimo: con Vado al massimo era infatti clamorosamente arrivato ultimo. Eppure, nonostante la posizione, la canzone fu un successo enorme tanto che il patron del Festival, Gianni Ravera, lo volle di nuovo l’anno successivo.

Vasco inizialmente non aveva intenzione di tornare sul “luogo del delitto”. A settembre, però, ecco il testo giusto, su una musica di Tullio Ferro. Era nata Vita Spericolata, che da lì a poco sarebbe entrata nella storia della musica e nei cuori di tutti i suoi fan. Su Instagram il rocker ha raccontato:

Mi è venuto in mente tutto: come volevo la vita… spericolata, maleducata, alla faccia di tutti… andatevi tutti a farvi benedire. Era l’occasione perfetta per andare a Sanremo e andarla a cantare di fronte a quella platea di benpensanti, perbenisti.

E per sottolineare ancora di più ciò che pensava, Vasco ci mise del suo. L’ultima sera, infatti, se ne andò prima della fine del pezzo mettendosi in tasca il microfono che cadde a terra. Lui – o meglio la sua voce in playbackcontinuò a cantare, in una scena che rimase negli annali del Festival e della televisione italiana.

Il pezzo più frainteso della storia

Con tutto questo clamore sarà andata meglio del 1981, direte voi. Non proprio perché, sembra quasi incredibile a dirlo, ma uno dei capisaldi della carriera del Blasco arrivò penultimo. Insomma fu un vero flop ma, fuori dall’Ariston, si riprese tutto quello che si meritava tanto che ancora oggi, a distanza di quarant’anni, è considerata come un inno da almeno due generazioni di appassionati di musica.

Ma cosa voleva davvero dire Vasco con la sua Vita Spericolata, che lui stesso ha definito “il pezzo più frainteso della storia”? Il rocker di Zocca ha spiegato:

Era una canzone nata dalla sbornia di ottimismo probabilmente ingenuo degli anni Ottanta, che veniva dopo la grande illusione del sogno di poter cambiare il mondo. È un inno alla vita vissuta spericolatamente, nel senso di intensamente. È venuta fuori dalla mia anima, avevo alle spalle già anni di canzoni e vita sui palchi. Poi finì nell’album Bollicine e dilagarono tutti e due.

Non sempre a Sanremo bisogna arrivare primi per “vincere”

All’epoca, con un Festival che durava solo tre giorni, probabilmente la portata rivoluzionaria di questo pezzo non fu capita. Ma non è il solo ad essere stato “bistrattato” all’Ariston per poi avere un successo enorme al di fuori della settimana sanremese. I casi sono infiniti, a dimostrazione che il detto “gli ultimi saranno i primi” nasconde una grande verità.

Il più recente è quello di Tananai, arrivato ultimo alla scorsa edizione con la sua Sesso occasionale, che nel giro di pochi giorni ha spopolato in radio. Da lì in poi per questo giovane cantante si è aperta la strada del successo, con una hit dopo l’altra fino a guadagnarsi una possibilità di riscatto con la partecipazione anche quest’anno con Tango.

Senza però citare chi in classifica si posizionò così in basso, sono tanti gli esempi che possiamo fare nel corso della storia del Festival di insuccessi diventati successi, a dimostrazione che a Sanremo non sempre chi vince e arriva primo sarà chi davvero sfonderà.

Da Le mille bolle blu a Salirò: non premiati dalla classifica, ebbero un successo enorme

Partendo da lontano, era data per favorita Mina con la sua Le mille bolle blu al Festival del 1961, ma arrivò solo quinta. Inutile dire il successo che ebbe, imponendosi nell’immaginario collettivo.

Quattro anni dopo, è la volta di Pino Donaggio arrivare al sesto posto con Io che non vivo, cantata a squarciagola da ogni generazione.

https://youtu.be/N3W7qlMZTXY

Il 1967 vede ben due brani “incompresi”: Cuore matto di Little Tony (decimo posto) e L’immensità di Don Backy e Johnny Dorelli (nono posto), che però si presero una rivincita registrando vendite da capogiro.

Rimanendo in tema di grandi della musica italiana, non andò meglio a Lucio Battisti nel 1969 con Un’avventura. A dispetto del nono posto in classifica, è ancora oggi una delle canzoni d’amore più famose.

Abbiamo poi l’immenso Lucio Dalla con Piazza Grande. Brano iconico, arrivò clamorosamente ottavo al Festival del 1972.

Chi poi non ha mai cantato Ancora, di Eduardo De Crescenzo? A Sanremo 1981, però, non piacque, arrivando fuori dalla top ten di finalisti.

https://youtu.be/7N0THPbqwcQ

Siamo giunti al 1983, l’anno “incriminato” di Vasco. Quell’anno fu in ottima compagnia in quanto a “insuccesso” sul fronte della classifica. Arrivarono quarti con Vacanze Romane i Matia Bazar e quinto L’italiano con Toto Cutugno, il pezzo più famoso del suo repertorio, considerato soprattutto all’estero una sorta di “inno non ufficiale” del nostro Paese.

https://youtu.be/J5Yty3yfgCw

Nel 1989, si presentò sul palco Mia Martini, vincendo il Premio della Critica e conquistando il pubblico con uno dei brani più intensi che la nostra musica ci abbia mai regalato: Almeno tu nell’universo. In classifica, tuttavia, arrivò solo nono.

https://youtu.be/zkDAojguMAY

Peggio andò ad una delle canzoni iconiche della carriera di Raf: Cosa resterà degli anni ’80. Una ballad struggente e malinconica che si piazzò appena quindicesima, ma che ancora oggi rimane nel cuore di tutti i fan di Raf e non solo.

https://youtu.be/92cfpbYi3fM

È la volta di uno dei maggiori successi internazionali, con un cantante che ci invidiano in tutto il mondo. Stiamo parlando di Con te partirò di Andrea Bocelli, che però fu solo quarto nel 1995.

E ancora non si può parlare di Nek senza citare Laura non c’è. Tutto iniziò all’Ariston, ma non andò benissimo: per lui solo un ottavo posto.

Infine concludiamo con un vero e proprio tormentone di quell’anno, tanto da diventare anche la sigla di Zelig. Nel 2002 Salirò, di Daniele Silvestri, non piacque però a Sanremo, classificandosi solo quattordicesima.

https://youtu.be/x5TYa2wg_RU

Quest’anno il Festival presenta tanti, tantissimi “pezzi grossi” in gara. Non tutti potranno arrivare primi o sul podio e sicuramente la classifica farà discutere: quale sarà l’insuccesso che si trasformerà in successo?

Leggi tutti i nostri articoli Speciale Sanremo 2023.

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