La storia di Ivan, il gorilla strappato dal suo habitat e cresciuto in cattività che proverà a salvare se stesso e altri animali imprigionati per volere e profitto dell'essere umano. Adattato al pluripremiato libro di Katherine Applegate, il film Disney ti farà commuovere e riflettere
Era solamente un cucciolo quando fu strappato dalla sua giungla per essere trasferito in città e crescere poi recluso in un centro commerciale assieme ad altri animali e costretto a esibirsi per intrattenere il pubblico con numeri da circo con due spettacoli al giorno per 365 giorni l’anno. Questa è l’esistenza di Ivan, un gorilla dai ricordi offuscati dal tempo trascorso per 27 anni in cattività, protagonista del film L’unico e insuperabile Ivan.
Distribuita da Disney+, la pellicola – tratta dall’omonimo romanzo del 2012 di Katherin Applegate – ci mostra il Big Top Mall dove Ivan attira clienti e visitatori. Qui si intrattiene come può con i suoi compagni di sventura. Tra questi vi sono una elefantessa di nome Stella e un cane di nome Bob.
Ben presto una nuova piccola vita si aggiunge al gruppo, è l’elefantina Ruby che, proprio come Ivan, è stata allontanata dalla sua famiglia e dal suo habitat. Sarà proprio questa conoscenza a risvegliare in lui quel desiderio di libertà messo a tacere negli anni e a dar forma ai suoi sogni attraverso la pittura.
Una narrazione sul grande schermo commovente, per quanto non esente da critiche, attualissima e riadattata per avvicinarsi a un pubblico più giovane. Non mancano le battute, scherzi che fanno sorridere, ma quella di Ivan non è una semplice produzione cinematografica, è una storia vera meno allegra di così.
Raccontata nel pluripremiato capolavoro di Katherine Applegate, le sue pagine ci catapultano nella triste esistenza di Ivan, il gorilla catturato da bracconieri in Africa prima di giungere negli Stati Uniti ed essere ricollocato, in seguito a proteste, allo zoo di Atlanta dove non potendo ormai tornare libero in natura ebbe almeno la possibilità di vivere in spazi aperti con altri della sua specie. Qui è morto nel 2012 senza mai poter far ritorno nella sua C.A.S.A. , la giungla, come scriverà esplicitamente in uno dei quadri che aveva imparato a dipingere.
Che questa possa essere considerata o meno una vittoria, la storia di Ivan dovrebbe spingerci a guardare con altri occhi la detenzione di animali selvatici, ma soprattutto a farci comprendere il diritto alla libertà e all’autodeterminazione degli animali .
Ivan sono i tanti volti dei gorilla e degli altri animali rinchiusi in cattività in strutture assolutamente non idonee per queste specie. Ivan è Bua Noi, la gorilla più triste del mondo che da 33 anni è ancora chiusa in gabbia, ma è anche Riù, il gorilla dello Zoosafari di Fasano dal 1994 in un recinto vetrato.
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Fonte: Dinsey+
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