Grammy Awards, premiata anche la canzone diventata simbolo delle proteste in Iran

Shervin Hajipour con la sua Baraye ha vinto il premio “Miglior canzone per il cambiamento sociale” ai Grammy Awards. Il brano è diventato un inno delle proteste che hanno segnato l’Iran negli ultimi mesi a seguito dell’uccisione della studentessa Mahsa Amini.

Niente da fare per i Måneskin ai Grammy Awards, gli “Oscar” della musica. La band italiana era tra i favoriti tra i dieci candidati al premio per il miglior artista esordiente dell’anno, uno dei quattro più importanti della serata. Tuttavia è rimasta a bocca asciutta. La notizia ha però offuscato sui media italiani un altro premio ben più importante, quello assegnato a Shervin Hajipour.

Il giovane cantante iraniano, di 25 anni, ha infatti vinto nell’inedita categoria “Miglior canzone per il cambiamento sociale”. Per la prima volta nella storia dei Grammy è stata premiato dunque un brano per la sua capacità di essere portatore di un cambiamento a livello sociale. Non stupisce che il premio sia andato a Baraye, diventata l’inno delle proteste che hanno segnato l’Iran negli ultimi mesi.

Il discorso di Jill Biden

Per l’occasione è salita sul palco della Crypto Arena di Los Angeles la First Lady americana Jill Biden, che ha motivato così la scelta:

Una canzone può unire, ispirare e alla fine cambiare il mondo. È l’inno delle proteste di Mahsa Amini, è un potente e poetico appello alla libertà e ai diritti delle donne.

La moglie del Presidente degli Stati Uniti ha poi spiegato nel suo discorso il significato potente che si cela dietro il brano di Hajipour. Ha inoltre precisato, prima di concludere citando le ultime strofe della canzone “per le donne, la vita, la libertà”, che il Grammy è stato assegnato per la sua forza di rappresentare le proteste che hanno preso il via al seguito della barbara uccisione della giovane studentessa.

La ragazza era stata picchiata ripetutamente ad un posto di blocco della polizia perché non indossava correttamente lo hijab, lasciando intravedere una ciocca di capelli. Portata in ospedale, è morta dopo due giorni di coma in terapia intensiva.

Un simbolo della lotta contro il regime

Shervin, dal canto suo, non ha partecipato alla cerimonia dei Grammy. Sui social circola però un video che lo ritrae insieme ad un gruppo di amici davanti alla TV mentre scopre di aver vinto con il suo brano.

Facendo un tuffo nel passato, il suo cammino verso il premio è iniziato nel settembre dello scorso anno, pochi giorni dopo l’assassinio di Mahsa. La canzone, pubblicata in un post sul suo profilo Instagram, ha raggiunto circa 40 milioni di visualizzazioni nel Paese. Un risultato che potrà essere minimale, ma che vuol dire molto vista la popolazione di appena 87 milioni in Iran.

A fine settembre – quando sono scoppiate le proteste proprio a seguito dell’uccisione della studentessa – le ragazze e le donne che hanno avuto il coraggio di ribellarsi contro il regime l’hanno fatta diventare un simbolo della loro lotta.

Shervin è stato arrestato e costretto a rimuovere il post

Baraye è nata mettendo assieme tutti i messaggi che gli iraniani hanno pubblicato online durante le proteste e che iniziano proprio con quella parola che dà il titolo alla canzone (in italiano significa “per”).

Dopo il boom di visualizzazioni, lo stesso Shervin è stato arrestato e costretto a cancellare il post. Tornato in libertà su cauzione, il cantante ha assicurato che non smetterà di far sentire la sua voce.

Nel frattempo Baraye si era diffusa ovunque e la Recording Academy ha ricevuto oltre 95.000 segnalazioni che chiedevano che fosse inserita nella nuova categoria di premi. Categoria che ora ha vinto, meritatamente, a mani basse. E con l’arrivo di Sanremo c’è già chi si chiede se qualche nostro artista sarà in grado di far sentire la sua voce in tal senso sul palco dell’Ariston.

Di seguito la traduzione del testo di Baraye:

Per ballare nei vicoli

Per il terrore quando ci si bacia

Per mia sorella, tua sorella, le nostre sorelle

Per cambiare le menti arrugginite

Per la vergogna della povertà

Per il rimpianto di vivere una vita ordinaria

Per i bambini che si tuffano nei cassonetti e i loro desideri

Per questa economia dittatoriale

Per l’aria inquinata

Per Valiasr e i suoi alberi consumati

Per Pirooz e la possibilità della sua estinzione

Per gli innocenti cani illegali

Per le lacrime inarrestabili

Per la scena di ripetere questo momento

Per i volti sorridenti

Per gli studenti e il loro futuro

Per questo paradiso forzato

Per gli studenti d’élite imprigionati

Per i ragazzi afghani

Per tutti questi “per” che non sono ripetibili

Per tutti questi slogan senza senso

Per il crollo di edifici finti

Per la sensazione di pace

Per il sole dopo queste lunghe notti

Per le pillole contro l’ansia e l’insonnia

Per gli uomini, la patria, la prosperità

Per la ragazza che avrebbe voluto essere un ragazzo

Per le donne, la vita, la libertà

Per la libertà

Per la libertà

Per la libertà

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