Gianluca Grignani, nel 2022, ha partecipato a Sanremo in qualità di ospite. In quell'occasione, l'artista fu sommerso di critiche.
Lo scorso anno, Gianluca Grignani, ospite di Irama – a Sanremo – durante la serata dei duetti, è salito sul palco dell’Ariston e ha cantato uno dei suoi brani di maggiore successo, La mia storia tra le dita. Quest’anno, è pronto a tornare in gara con un brano inedito, Quando ti manca il fiato, dedicato al padre. Come ben ricorderete, durante la partecipazione del 2022, l’artista è diventato il bersaglio dei cosiddetti odiatori del web, che l’hanno attaccato per la sua forma fisica e per il presunto (e poi smentito) utilizzo di sostanze stupefacenti prima dell’esibizione sul palcoscenico.
A nulla è valsa l’intervista di Grignani rilasciata a Vanity Fair, nella quale ha spiegato che era gonfio per via del cortisone assunto per problemi di salute. Ecco le sue parole:
Non stavo bene e ho dovuto prendere il cortisone per cantare.
Il web l’ha condannato e per qualche giorno Grignani è stato vittima di frasi ignobili, di attacchi gratuiti e anche di battute sarcastiche.
Gianluca Grignani e la sua fragilità data in pasto a chi non ha empatia
Tra le frasi apparse sul web, non si può non ricordare «Poteva evitare di farsi prima di salire sul palco», «È un drogato, affari suoi», «È strafatto, doveva starsene a casa». Tutto ciò è avvilente. Ma non è mancata neppure l’ironia, con battute che hanno rivelato mancanza di spessore umano, empatia e intelligenza. Sì, perché se prendi di mira qualcuno che non ha i mezzi per difendersi, non sei forte, sei vigliacco. Non mi spiego come si possa giudicare il dolore di un uomo. Non mi spiego come si possa attaccare la sua fragilità, deriderla, mortificarla, ridurla a un capriccio. Peggio, a una scelta.
Il web è un’arma potente, perché toglie la maschera a tutti, nessuno escluso, e svela la pochezza, la miseria e la crudeltà di certe persone. Durante un evento come il Festival di Sanremo, che è nazional-popolare per antonomasia e coinvolge milioni di telespettatori, il suo potere cresce, perché aumenta in modo esponenziale il numero di coloro che guardano la televisione e sentono l’esigenza di esprimersi sui social. Il pensiero di questa gente, tuttavia, si traduce quasi sempre in mancanza di rispetto, di tatto, di umanità. «Posso farlo e lo faccio», dicono, «Siamo in democrazia, posso dire ciò che voglio», «È la mia opinione e posso esprimerla».
La falla è proprio qui: giudicare, diffamare, schernire una persona in difficoltà non è un’opinione. La libertà di esprimersi non ha nulla a che fare con l’offesa, la violenza verbale, la derisione. Ed è altrettanto grave, nonché pericoloso, credere che un insulto o una battuta sui social abbia meno valore, meno peso, meno importanza o che faccia meno male. Credo, inoltre, che pure la pena spacciata per tenerezza denoti mancanza di empatia, «Non me lo ricordavo così, mi dispiace per lui», «Mi ha deluso, ma non c’è qualcuno che lo aiuti?», «Era un grande artista, speriamo che torni quello di un tempo». Grignani è un artista. Chi è artista non smette di esserlo mai. Si spengono i riflettori, i discografici si voltano di spalle, la vita cambia, si muove in direzioni sconosciute, ma nessun artista smette di essere quel che è.
Non serve conoscere il dolore di qualcuno per averne rispetto. Non serve averlo vissuto sulla propria pelle per non farsene beffa. Basta osservarlo, intuirlo, qualche volta riconoscerlo. Tanti, lo scorso anno, non l’hanno giudicato, ma gli hanno teso una mano. Per tendere una mano, a volte, basta non puntare il dito. Ci vuole davvero poco per essere la versione migliore di sé e mai si diventa migliori togliendo qualcosa agli altri.
Quando la vittima di body shaming è un uomo
Per non parlare, poi, del body shaming di cui è stato vittima. Se, negli ultimi anni, il body shaming sulle donne è diventato argomento di discussione (e di condanna), quando viene fatto a un uomo, lo si riconosce con più difficoltà. Perché si pensa che un uomo sia impermeabile a certe critiche. Che sia forte a tutti i costi, che non abbia insicurezze, zone d’ombra, paure. Insomma, è un uomo e gli uomini non si preoccupano dell’aspetto estetico: questo è il sottinteso.
Quindi, se – per esempio – le “gambe importanti” di Emma Marrone sono state giustamente motivo di indignazione (la critica assurda e fuori luogo è stata mossa dal giornalista Davide Maggio, che ha detto «Se hai una gamba importante eviti di mettere le calze a rete» riferendosi alla cantante pugliese e al suo outfit durante la serata finale di Sanremo 2022), lo stesso non è avvenuto per Grignani.
Eppure, gliene hanno detto di tutti i colori: «Ma quanto è ingrassato?», «È irriconoscibile», «Prima era bellissimo, ora non mi piace più». Immaginate quanta (giusta e giustificata) indignazione avrebbero provocato queste frasi (che sono quelle più edulcorate) se fossero state rivolte a una donna. Tanta. Perché, se la vittima è un uomo, nessuno ne parla?
Perché Grignani è stato trattato senza alcun rispetto? Perché, ogni giorno, sui social, ci eleviamo a paladini dell’inclusività e del body positivity e poi lasciamo che un artista subisca la gogna del web? Perché Grignani è meno vittima? Forse perché è un uomo? Forse perché, implicitamente, non accettiamo, anzi, condanniamo, un uomo che è semplicemente fragile? Ecco, forse la verità è tutta qui: non siamo pronti ad accogliere le insicurezze, le paure e i dolori di una persona, perché siamo convinti – come dicevo prima – che un uomo non possa e non debba soffrire.
Ecco, Grignani sta per tornare sul palco dell’Ariston. Evitiamo, almeno stavolta, di puntare il dito. Evitiamo di giudicarlo. Evitiamo di farci complici di tutto il marcio che c’è in giro. Evitiamo di giudicare.
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