Galline in fuga, l’alba dei nugget: quando un film d’animazione denuncia l’orrore degli allevamenti avicoli

Il sequel di Galline in fuga è arrivato e senza troppi colpi di scena o giri di parole riaccende i riflettori sugli allevamenti intensivi in un film che parla delle condizioni degli animali, sfruttati e alienati ma presentati come felici

Chi ha visto almeno una volta il film Galline in fuga non potrà non essere rimasto colpito da determinate scene che, seppur presentate sotto forma di spezzoni di un cartone animato, fanno riflettere sugli allevamenti di galline ovaiole e polli da carne e su alcune delle pratiche utilizzate.

Il nuovo macchinario della signora Tweedy dove gli animali vengono triturati per diventare pasticcio di pollo è una di quelle. Con l’uscita del nuovo sequel, Galline in fuga: l’alba dei nugget, lanciato ora su Netflix i messaggi di denuncia si fanno sempre più espliciti.

Nel secondo capitolo della storia delle coraggiose galline, si ritorna a parlare degli allevamenti intensivi senza peli sulla lingua, ma i riflettori vengono puntati anche sull’industria del fast-food, quasi a mostrarci come le esigenze di mercato cambiano nel tempo. Dai pasticci di pollo da consumare in famiglia a cibo fritto da asporto.

Ce lo ricorda la mega fabbrica di bocconcini panati di pollo, i nuggets del titolo, dove le galline ignare della loro sorte vengono imprigionate e poi macellate. Sembrano non avere coscienza del luogo in cui si trovano proprio perché private della loro identità.

Sono numeri riportati sul collare per renderle “galline felici”, hanno distrazioni da parco giochi che dovrebbero renderle serene e trasformare l’ambiente fittizio in un qualcosa di stimolante, ma non è così.

Nessuna gallina sembra rendersene conto tranne Molly, la figlia di Gaia e Rocky, che dopo un brivido di euforia si scontra con la realtà dell’allevamento avicolo capendo che la sua vita in libertà era tutt’altra cosa.

Interessante notare anche come l’allevamento venga presentato all’esterno. Dal nome agli slogan, tutto sembra voler dare un’idea felice degli animali allevati.

L’immagine che raggiunge i consumatori non è affatto distante da ciò che vediamo oggigiorno negli spot pubblicitari, dove le galline razzolano in grandi spazi aperti, le mucche pascolano nel verde. Un racconto distante anni luce dalle condizioni di polli, bovini, suini, ovini negli allevamenti intensivi di tutto il mondo.

Lo denunciano le investigazioni condotte dagli animalisti e film come questo, che offrono a un pubblico di tutte l’età un ricchissimo spunto di riflessione.

Da un lato Galline in fuga: l’alba dei nugget ci ricorda le storie di coraggio di animali che si sono opposti alle crudeltà del sistema e con tutte le loro forze hanno provato a sottrarsi allo sfruttamento e alla morte, dall’altro si sofferma sulle sorti dei loro simili.

L’ultima volta siamo scappati da un allevamento, questa volta faremo irruzione” così Gaia incita le altre galline all’azione.

Il pericolo non sembra mai essere scampato del tutto e se al mondo vi sono animali che sono stati salvati dagli orrori degli allevamenti, in qualunque altro angolo della Terra continuano a esserci altri animali abusati e privati di ogni cosa perché destinati alla produzione alimentare.

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